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Cna: incentivi alle Pmi per l’autoproduzione da fonti rinnovabili

giovedì, 21 Aprile 2022
1 minuto di lettura

Una delle soluzioni per superare la dipendenza dell’Italia dal gas russo è incentivare le PMI verso l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili. Ma per questo occorrono incentivi ad hoc.

È la proposta della Cna a Governo e Parlamento, per rispondere alla crisi energetica sfruttando l’enorme potenziale delle micro e piccole imprese. Un’analisi della Confederazione di artigiani e piccole imprese evidenzia che il patrimonio immobiliare a uso produttivo delle Pmi si può stimare in circa 400 milioni di mq. Impiegare questa superficie equivale a un enorme parco fotovoltaico (senza consumare suolo) da 50mila MW, pari a oltre il doppio la potenza installata oggi in Italia. Tale dotazione potrebbe generare circa 57.600 GWh, equivalenti a 4,9 milioni di TEP o 5,3 miliardi di metri cubi di gas l’anno.

Tra gli effetti positivi un abbattimento delle emissioni di gas serra pari a 23,4 milioni di CO2 (il 31,7% del totale dalla produzione termoelettrica nazionale e il 20,5% della produzione delle centrali a gas). L’autoproduzione di energia delle Pmi oggi è limitata a circa 6mila MW di potenza installata attraverso 138mila impianti, a causa di procedure complicate e della mancanza di misure di incentivazione. Secondo CNA è possibile coinvolgere in poco tempo 200mila micro e piccole imprese che realizzando impianti tra 12 e 200 kW potrebbero assicurare una potenza di quasi 9mila MW e una produzione aggiuntiva di 10mila GWh l’anno, con un taglio delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate e un risparmio di un miliardo di metri cubi di gas.

Per favorire la realizzazione di piccoli impianti da fonti rinnovabili è necessario estendere gli incentivi anche alle Pmi, prevedendo un credito d’imposta del 50% dell’investimento iniziale almeno per un triennio. Il costo dell’energia per le piccole imprese è storicamente un elemento di forte criticità. L’Osservatorio Cna sull’energia 2021 aveva evidenziato già nella fase pre-emergenziale che una piccola impresa paga l’energia quattro volte di più rispetto a una impresa industriale e il 33,5% in più della media europea.

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