Le cronache dei quotidiani ci hanno riproposto il volto dolce e bello di una ragazza di 18anni, protagonista e vittima, circa 3 anni fa della determinazione dei suoi genitori, ma anche sua, di rifiutare le cure che la scienza che ha messo in campo per affrontare una leucemia quale la sua e che avrebbe potuto essere vinta.
I suoi genitori (po’ complici) che l’avevano comunque convinta ed educata o quasi plagiata, sono stati condannati da un tribunale veneto, senza che denunciassero però alcun peso e angoscia per le loro responsabilità, ma prima ancora che essi, c’è in questa vicenda e in varie altre analoghe la responsabilità soprattutto della rete dove ogni giorno transitano conoscenze ed informazioni utili ma anche schifezze di ogni genere, comprese quelle dei fautori della cosiddetta medicina alternativa, quella che propone sistemi di cura a dir poco fantasiosi e senza alcun convalida scientifica. Un’esigenza questa che viene ostentatamente ignorata e dimezzata.
Si assiste cosi al tristissimo fenomeno di malati che si affidano a guaritori improvvisati e senza morale, a medici radiati dagli albi e perfino a riti primitivi e all’ingerimento di pozioni inutili se non dannose, ma anche e soprattutto al rifiuto diventato ossessione, di sottrarre sé e i propri figli ai vaccini o alle terapie della moderna medicina.
È questa, una specie di maledizione che sta colpendo proprio le aree più progredite del mondo dove ormai sono preoccupanti i dati del riaffiorare di mali antichi e già debellati, ma come il morbillo, il tetano, la rabbia, e altre patologie della pelle.
Forse, ma senza tardare ulteriormente andrebbero trovati modi e sistemi per impedire, che attraverso i nuovi e stupefacenti strumenti della comunicazione, si diffondano i germi di una società essa stessa alternativa, e disumana, dove alla scienza come alla cultura e alle convinzioni religiose si sovrappongano le regole di una comunità dominata dall’ignoranza, dalla presunzione e dalla violenza.