giovedì, 19 Dicembre, 2024
Il silenzio delle parole

Un articolo da tremila battute

Scrivevo a perdifiato, amavo i dettagli del narrare, gli stati d’animo, tutto, finché non incontrai un Direttore di giornale che pur apprezzando i miei scritti mi impose di scrivere non oltre le tremila/3300 battute.

Fu per me un trauma e fui sul punto di abbandonare, subivo una censura all’immensità del mio scrivere.

Ma accettai e iniziai a scrivere brutte cose, limitate nella materia e nell’anima, finché un giorno …

Tutto cambiò all’improvviso quando una cara amica, un giorno, lesse un mio testo violentato, un brutto sunto di una mia precedente riflessione, La favola dell’Arte e della Bellezza, a lei dedicata qualche anno prima e adesso pubblicata sul giornale del mio amico Direttore.

Lei amica mi scrisse poche ore dopo: “Mi ha fatto piacere rileggere il tuo articolo … mi accorgo di qualcosa di nuovo … o sbaglio … magari sono io che leggo con occhi diversi?”.

La mia risposta fu: “L’ho ridotto, così è più efficace”.

Mentivo, avevo sofferto nel tagliare per ottenere la pubblicazione, ma lei è persona finissima e sensibile, intellettuale e donna d’arte, dovetti quindi riflettere.

Confrontai i testi e scoprii quanto il nuovo testo da 3000 battute fosse superiore al vecchio testo fluviale, coglieva l’essenza, aveva trovato un’anima, superato la sguaiataggine del troppo dire, del troppo scrivere, e i fatti si manifestavano spietati ed essenziali, … e con che efficacia a loro si ancoravano i pensieri.

Così, intorno al 1656, Blaise Pascal apriva una fra le più note delle sue Lettres Provinciales“Mi scuso per la lunghezza della mia lettera, ma non ho avuto il tempo di scriverne una più breve”.

Voilà, Monsieur Pascal diceva il vero, scrivere meno, ripulire un testo, conferirgli un’anima, è scrivere meglio ma è lavoro che richiede tempo e ricercatezza.

Le battute di questo pezzo che sto scrivendo ammontano a circa 2000, spero non siano troppo poche, mi troverei spiazzato a ricevere una contro istruzione del Direttore che mi spronasse a ripensare il tutto, che mi invitasse all’approfondimento, al maggior dettaglio e dunque a mettere in discussione la mia ultima teoria sulla qualità dello scrivere.

Di teorie si muore ma si muore anche del facile ripudio delle teorie medesime.

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