Se c’è un tratto distintivo di questa piccola rubrica è quello di cercare di fondere sempre l’alto con il basso. E c’è un motivo preciso. Evitare le bolle, quello che chiamo l’effetto salotto o torre d’avorio, per restare in ambito accademico. Il fatto è che le nostre vite sono spurie: come diceva un mio caro amico passato a miglior vita, per quanto possa andare bene la vita è altamente imperfetta. Per cui meglio lasciare sempre quello spiffero a mo’ di appunto.
Per esempio, c’è la storia di quel tale che entra in un negozio di alimentari per prendere un pacco di patatine e una bottiglia di vino senza troppe pretese per poi uscirsene con 10 euro in meno, senza essere in un grande centro sia detto. Oppure di quel dibattito che monta perchè una grande catena di supermercati inglese pensa di sbarazzarsi della tessera fedeltá. Per finire con quel tizio che riceve una mail che informa essere cominciati gli incontri per rinegoziare il minimo salariale.
La tempesta perfetta
Messa giú semplice nella sua estrema complessitá, questa guerra in Ucraina, dopo una pandemia che è ancora in corso (per quanto lo struzzo che è in noi voglia pensare il contrario), ci ha spezzato le gambe. Per cui se è vero che anche i ricchi piangono, e sai che consolazione sentire di un Abramovich chiedere prestiti ad amici per un milione di pound, tutte quelle storie dei rimbalzi dell’economia e dei piani di resilienza si sono schiantati su campi fatti di vino e patatine a dieci euro.
Scrive l’Economist che ci troviamo in una tempesta perfetta e che le responsabilitá sono lampanti. E quindi l’analisi. In America c’è un’inflazione monstre che prevede che la FED alzi i tassi di interesse con l’effetto collaterale di frenare l’economia quando questa avrebbe bisogno di galoppare. Poi c’è la Cina alle prese con un nuovo e durissimo lockdown per scongiurare il collasso sanitario visto a Honk Kong solo pochi giorni fa. E infine l’Europa, la cui dipendenza energetica dalla Russia è di fatto lo scacco matto di Putin.
Caccia ai colpevoli
Allora la domanda è: siamo davvero così sfigati da inciampare costantemente dal 2008 in un cigno nero dopo l’altro oppure piú prosaicamente siamo artefici del nostro destino? L’Economist la mette giú così: “La colpa dei molti problemi dell’economia mondiale è direttamente dei politici”. E spiega: la FED ha di fatto portato via da bere mentre la festa stava per decollare; l’Unione Europea ha lasciato che il continente diventasse dipendente dal gas naturale russo. E la questione della pandemia in Cina era non solo perfettamente prevedibile ma anche prevista. Quindi conclude: “I problemi economici spesso colpiscono come un fulmine a ciel sereno. Lo spavento della recessione di oggi era evitabile”. E tutto ciò ha maledettamente senso.