martedì, 17 Dicembre, 2024
Sanità

Giornata del Parkinson, l’impegno di Fondazione Humanitas

Sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della ricerca e diffondere conoscenza sul Parkinson. Sono questi gli obiettivi della Giornata Mondiale del Parkinson(“World Parkinson‘s Day”), in programma 11 prossimo aprile. In funzione dei numeri in aumento delle patologie neurodegenerative e dell’invecchiamento della popolazione, Fondazione Humanitas per la Ricerca è impegnata in nuovi progetti volti a ‘scoprire’ caratteristiche peculiari e differenzianti della malattia su cui sviluppare terapie ‘di precisione’ e personalizzate. I progetti Fondazione Humanitas per la Ricerca si inseriscono in un ‘contenitore’ più ampio: Argento Vivo, una iniziativa pensata per gli over 65, la “silver generation” su cui occorre fare più educazione alla prevenzione e avviare specifici progetti di ricerca, oggi ancora limitati. Fra quelli di maggior interesse, vi sono studi sul Parkinson, condotti dal team del Professor Alberto Albanese, responsabile Neurologia dell’Istituto Clinico Humanitas e docente Humanitas University. “Oggi – spiega il professor Albanese – non è più possibile approcciare la malattia di Parkinson nel suo complesso, occorre arrivare a identificare i diversi sottotipi sui quali ‘costruire’ azioni di prevenzione e terapie mirate.

Per arrivare a questo obiettivo stiamo studiando i possibili geni coinvolti, riuscendo a identificare ‘geni forti’, cioè deterministici, che con molta probabilità potranno portare allo sviluppo di malattia in chi ne è portatore, e geni più ‘deboli’, probabilistici, che espongono la persona portatrice del gene mutato a un maggior rischio, non alla certezza, di comparsa della malattia. In questo secondo caso, giocano un ruolo importante l’eventuale presenza di fattori ambientali predisponenti, come l’esposizione a tossine esogene (pesticidi, metalli, prodotti chimici industriali) e lo stile di vita (dieta e fumo), in grado di sommarsi ai fattori genetici”. La malattia di Parkinson è oggi meritevole di attenzione anche in funzione a nuovi evidenze che fanno osservare un incremento di forme giovani, con esordio fra 21 e 40 anni: un evento non più così raro, negli ultimi 60 anni si è passati da una frequenza dell’1% a punte di oltre il 18%, con media generale del 5% circa.
La grande sfida della ricerca è arrivare a identificare soggetti a rischio, nei quali la malattia non si è ancora presentata, per mettere a punto programmi di prevenzione (screening) e ritardarne l’insorgenza; in parallelo, sviluppare terapie “Disease Modifying” che agiscono cioè sulla progressione della patologia, con modalità e tempi indubbiamente varabili da individuo a individuo e da malattia a malattia.

“Nella consapevolezza che non sarà subito possibile bloccare tutte le differenti patologie – chiarisce Albanese – l’obiettivo è oggi di agire sui meccanismi che ne determinano l’insorgenza, in particolare quelli comuni alle diverse malattie neurodegenerative, e rallentarne l’evoluzione”. Occorre inoltre intraprendere azioni di ‘empowerment’ del paziente, educandolo cioè all’assunzione di comportamenti virtuosi che possono prevenire lo sviluppo delle malattie neurodegenerative: tra questi la conduzione di una vita attiva e di uno stile alimentare pro-sistema nervoso: “La dieta – conclude Albanese – dovrebbe apportare verdure, soprattutto a foglia verde, frutta, cereali integrali, legumi, frutta secca in particolare noci che hanno il rapporto migliore tra omega3 e omega 6, pesce, carne bianca, uova e olio extravergine di oliva: tutti alimenti con possibile effetto neuroprotettivo. Molti di questi alimenti, in particolare verdure, frutta e cereali integrali, contengono polifenoli, potenti attivatori dei geni umani, coinvolti nella sintesi di enzimi antiossidanti, nella modulazione dei percorsi antiinfiammatori e nell’accensione dei geni antinvecchiamento, oltre ad essere fattori chiave nel mantenimento di un sano microbiota intestinale, poiché è ormai mota la stretta relazione intestino-cervello”.(ITALPRESS).

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Studio, essere nevrotici aumenta il rischio di sviluppare il Parkinson

Giulia Catone

Co-presenza di varianti genetiche rare aumenta il rischio Parkinson

Angelica Bianco

Sanità, al via 19 progetti di ricerca finanziati da Regione E.Romagna

Paolo Fruncillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.