Nell’attuale contesto macroeconomico e geopolitico, la preoccupazione più grande è ovviamente legata al settore energetico.
La situazione è differente a seconda dell’area geografica considerata. Se le importazioni complessive di petrolio russo rappresentano circa l’8% del totale negli Stati Uniti con Biden che ha dichiarato embarghi su tale tipologia di beni, lo scenario in Europa è diverso. L’Unione Europea infatti, oltre ad essere geograficamente più vicina alle aree del conflitto e avere un’economia molto più aperta, importa circa il 27% di petrolio e il 40% del gas naturale dalla Russia. Le difficoltà di approvvigionamento che si stanno delineando hanno fatto schizzare il prezzo del gas naturale e del greggio che, nelle scorse settimane, ha raggiunto i $130 barile, livello del 2008.
Repower Eu, transizione e semplificazione energetica
Kadri Simson, commissaria europea per l’energia, ha sostenute nei giorni scorsi in Commissione che “il progetto RepowerEu è studiato per incentivare il distacco dai combustibili fossili, in particolar modo dal gas, per diversificare l’approvvigionamento e sfruttare sempre di più le fonti rinnovabili”. Sebbene sia ancora impossibile non dipendere dalle fonti energetiche “classiche”, l’obiettivo, ambizioso, è quello di eliminare la dipendenza da essi entro il 2030. A sostegno di questa “transizione” vi è la velocità con cui devono essere rilasciate le autorizzazioni correlate alle energie rinnovbili.
Non più tardi del 10 marzo scorso, Von der Leyen, al vertice informale di Versailles, aveva infatti presentato il piano, fondato sulla diversificazione delle forniture di gas e il rafforzamento delle rinnovabili. Ha poi sottolineato: “Dobbiamo ripensare la difesa europea, con capacità forti, e ripenseremo l’energia”. E ancora “..per questo abbiamo di massicci investimenti nelle rinnovabili. E’ anche un investimento nella nostra sicurezza e nella nostra indipendenza, che crea posti di lavoro, le rinnovabili sono fonti energetiche locali”.
Lo shock energetico velocizza la transizione al Green anche in Italia
Il 23 marzo il premier Draghi ha parlato ancora una volta di maggiori investimenti e di velocizzazione dei piani sulle rinnovabili. Intanto alla Camera, nelle Commissioni Ambiente e Attività produttive hanno lavorato ad un sostanzioso pacchetto di emendamenti al decreto “bollette”, anche nel senso di un maggiore snellimento delle autorizzazioni. Nel provvedimento d’urgenzo l’esecutivo aveva già previsto la semplificazione delle procedure per installare gli impianti fotovoltaici e termici sugli edifici e la possibilità di realizzare opere funzionali alla connessione alla rete elettrica, senza vincolarla all’acquisizione di permessi o atti autorizzativi di assenso.
Il Prof. Caroli, economista e docente di Economia e gestione delle imprese internazionali alla Luiss, ha affermato che “la questione ruota intorno alla diversificazione energetica per il sistema industriale, adesso imposta anche dalle esigenze geopolitiche che ben conosciamo. Ma l’attuale momento, altro non fa che accelerare un processo che in realtà era già deciso e avviato da tempo, quello di aumentare le rinnovabili e chiudere con il carbone”.
Anche questo conflitto, come la prima esplosione del Covid nel 2020, ha fatto emergere processi già in atto di transizione e riscrittura degli attuali paradigmi.