lunedì, 16 Dicembre, 2024
Il silenzio delle parole

Il significato di una porta aperta

Che linguaggio può esprimere una porta aperta?

Tanti: un senso di ospitalità, un “ti stavo aspettando”, una sbadataggine, la presenza di lavori in corso, tanto ancora.

Mi sono soffermato su altri due significati, opposti fra loro, frutto di riflessione su fatti vissuti in Sicilia o fra siciliani, non so quanto estendibili a tutto il sud d’Italia o a zone particolari del Paese.

Preciso che la porta a cui mi riferisco è quella di un bagno in abitazione privata.

Da piccolo, in Sicilia, feci i conti sul tema con la mia amata Nonna Concetta, donna palermitana di buona formazione borghese.

La nonna considerava il lasciare la porta del bagno aperta un fatto di manifesta ed esagerata cattiva educazione, uno scandalo al cui verificarsi, se causato da noi piccoli frequentatori della casa, richiedeva un intervento immediato e severo. La pedagogia familiare imposta dalla matriarca imponeva che dovessimo tornare sui nostri passi, chiudere la porta, fissare l’ava negli occhi e dichiarare con voce chiara di aver compreso la gravità del fatto e di tenere in giusto conto l’intensità dell’insegnamento.

La questione costituì un conflitto mai superato fra un mio amico palermitano maritato ad una bella e gentile signora con radici parentali in una valle interna della Sicilia orientale.

A Torino, in età adulta, ne ebbi conferma quando fui ospitato a pranzo da una famiglia siciliana di operai Fiat che mi manifestava segni di lieta ospitalità. Fui insistentemente accompagnato dagli anziani di casa a passeggiare davanti al bagno aperto, ad ammirare lo scintillio di mattonelle e servizi. Lì rallentavano il passaggio, credo intenzionalmente, ed ebbi la sensazione che mi stessero mostrando un luogo di particolare bellezza e prestigio. Mi chiesi allora fosse il caso di complimentarmi con i gentili ospiti ma intervenne perentorio il volto di Nonna Concetta. L’imposizione dei suoi occhi grandi e azzurrissimi, dolci ma severi, mi richiamò al disappunto, all’adeguata postura intellettuale e morale da tenere sull’accadimento, all’assoluta non negoziabilità della materia.

Da quel momento fui sollecitato all’approfondimento, raccolsi tutti i dati disponibili ed elaborandoli trassi che: nelle case borghesi i bagni venivano sistematicamente chiusi, aperti solo per gli usi di servizio e rapidamente richiusi, l’insistenza dell’apertura veniva considerata discutibile dimenticanza, anzi vero e proprio atto di maleducazione; nelle case di famiglie popolari, in particolare fuori città, nelle campagne e nei paesini dell’interno, i bagni erano ostentatamente aperti, tirati a lucido, con marmi e luminosità, spesso vistosamente in contrasto con il resto dell’abitazione e in particolare con la parte esterna della casa, quella pubblica, la strada.

Con un po’ d’intuito, giunsi quindi ad elaborare due teorie molto empiriche:

i borghesi intrattenevano con il bagno un rapporto disinvolto ma riservato, prevalentemente inteso come luogo di intimità e isolamento;

la gente del popolo, la classe operaia, i braccianti agricoli, il piccolo artigianato, andava oltre quella mera valutazione, esaltando e celebrando la ricerca di una significativa eleganza.

Per Nonna Concetta il bagno era un luogo personalissimo di servizio da tenere lindo e riservato, mentre per un’ipotetica Nonna Filomena il bagno rappresentava la manifesta traccia di una intervenuta emancipazione sociale; Nonna Concetta godeva del bagno in casa da molte generazioni e ne coglieva più il volto di luogo dell’igiene personalissima; Nonna Filomena, a causa di una troppo recente dignità sociale conquistata negli anni della crescita economica, il bagno in casa non l’aveva mai avuto, frequentando cessi comuni, nei sottoscala o nei sottotetti, spesso freddi, anonimi e promiscui, talvolta da giovane andava a lavarsi vestita al pozzo o al ruscello.

Ancora una volta, il linguaggio delle idee, dei gesti e delle parole non è mera rappresentazione di fatti storici ma molto di più, è essenza del vivere, e nei piccoli gesti quotidiani è possibile scoprire l’anima di un popolo e la sua storia profonda.

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