Non dobbiamo illuderci che è solo l’ambiente naturale a subire danni irreparabili dai nostri comportamenti: dobbiamo convincerci che anche la mente umana sta subendo danni altrettanto irreparabili, sempre derivanti dai nostri comportamenti.
Abbiamo trascurato per troppo tempo l’educazione e l’ecologia umana per concentrarci solo sul valore economico delle cose. Abbiamo trascurato i veri ideali dell’uomo ed il motivo per il quale vive.
La guerra è un disvalore che doveva diventare un tabù e invece è ancora oggi lo strumento di gestione del potere nazionale e sovranazionale. Quel potere che non si è ancora capito che è un non luogo, perché è irraggiungibile: quando gli uomini e gli Stati pensano di averlo raggiunto si accorgono che il potere si è spostato più in là, e allora altre azioni di forza per riavvicinarvisi. È la corsa al potere.
Gli anziani erano convinti che la bomba atomica avesse definitivamente debellato la guerra perché la potenza e la devastazione che poteva derivare dal suo uso avrebbe tolto dalla mente di ogni governante il pensiero che la guerra potesse essere ancora una soluzione. Non è stato così, anzi, ora è diventata una minaccia e un ricatto in grado di condizionare ancora di più i comportamenti degli Stati.
E ci mancano i giovani, sì, ci mancano i giovani. Una società senza giovani che vogliono fare una vita viva è una società che va verso la fine. Li abbiamo trascurati e loro ci hanno abbandonato. Ci hanno lasciato al nostro stupido destino. Ci guardano distratti e neppure ci sfidano più. Il senso della giustizia e della ridistribuzione della ricchezza, in loro, è svanito. Chiedete ad un giovane cosa pensa del suo futuro e vi accorgerete che neppure vi risponde perché non crede più in noi.
Che tristezza ci prende, e, se iniziamo a pensare ci accorgiamo che forse ci ha abbandonato anche la mente. Quella mente nella quale credevamo e nella quale contavamo per disegnare il progresso dell’umanità. Scendiamo un po’ più dentro di noi e ci assale il dubbio che il problema è proprio lì: una mente umana che si sta ammalando. Di un male che non riusciamo a spiegare e del quale non siamo in grado di informare nessuno, perché nessuno ci potrà curare. Vedere in televisione gli effetti della guerra in corso in Ucraina ci fa entrare in un abisso e ci svuota la testa dalle idee, perché l’angoscia che ci assale ci priva della capacità di ogni ragionamento. Ci convinciamo dell’assoluta nostra impotenza; invece saremmo potentissimi, solo se usassimo la mente correttamente. La malattia della mente si può curare e se lo facciamo, ci potremo salvare. Siamo ancora in tempo.
Abbiamo assistito all’epoca dei virologi, oggi viviamo quella degli analisti della guerra. Adesso dobbiamo avviarci verso l’epoca degli analisti del pensiero umano.
Stiamo lasciando a fatica l’incubo del Covid 19 che tanto sonno ci ha levato e stiamo entrando in un pensiero che di sonno ce ne leverà ancora: la guerra. Ci eravamo dimenticati che esisteva la guerra.
Ora, ci giriamo sul cuscino, la notte, e rivediamo le città devastate appena osservate in televisione: non sono le nostre ma è come se lo fossero perché in poco tempo abbiamo capito che questa guerra ci può coinvolgere in un attimo, e non abbiamo mascherine FFP2 che ci potranno proteggere, e neppure vaccini miracolosi. Ci giriamo ancora sul cuscino e ci appaiono i nostri figli, sono sempre lì a guardarci. Non abbiamo risposte per loro. L’umanità, con la sua mente malata, non ha risposte, per loro.
Ci alziamo e ci facciamo un caffè aspettando che l’alba e il Telegiornale ci riportino in questa sconquassata vita con una mente malata. E il mondo va.