Recrudescenza di atti vandali ai danni della piazza in cui fu Beato Padre Pino Puglisi, a Palermo. Il presidente del Centro “Padre Nostro” del quartiere Brancaccio, Maurizio Artale, ha denunciato l’ennesimo episodio.
Un gruppetto di ragazzi, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, ha dato vita all’ennesima scorribanda. Si tratta del quinto danneggiamento negli ultimi giorni.
Artale, già stretto collaboratore del sacerdote che è stato elevato agli onori degli altari per il suo martirio in odio alla fede, non ha nascosto la propria amarezza, sottolineando che sembrerebbe “non esserci più ritegno e pudore da parte di taluni che, indisturbatamente, continuano a sfregiare la memoria del piccolo parroco di Brancaccio, che volle sacrificarsi anche per ragazzini come loro”.
Della strategia da adottare abbiamo parlato con un uomo che ha vissuto e lavorato in quel quartiere difficile ma ricco di umanità: il professore Nicolò Mannino, presidente del Parlamento della Legalità Internazionale.
Presidente come mai continuano a verificarsi fatti del genere?
“Le racconto due velocissimi aneddoti. Poco tempo dopo l’assassinio di don Pino arrivai come docente a Brancaccio. Qui presentai un progetto che si intitolava Quando la paura non ci fa più paura e scoprii che bisognava coinvolgere gli studenti per realizzare iniziative finalizzate a cantare la bellezza della vita. Poco dopo, con i risparmi dei ragazzi, proprio in quella piazza, realizzammo una targa su cui era scritto La mafia è forte, ma Dio è onnipotente. Avevo paura che potessero distruggerla per farci un dispetto. Ma i ragazzi stessi mi dissero di stare tranquillo: perché la targa era loro e nessuno l’avrebbe toccata”.
Con questo che cosa vuole dire?
“Dalle colonne della Discussione, gloriosa e storica testata, voglio lanciare una esortazione, un appello alla società civile ed alla scuola di Brancaccio”.
Che genere di appello?
“Adottate questa piazzetta, fatene un presidio culturale, creando momenti di confronto di aggregazione. Qualche ora di lezione, magari di religione, italiano o di diritto, venga tenuta all’aperto, in piazza. Perché tutti possano capire che quello non è uno spazio uguale agli altri. Quella piazza è un presidio di cultura e legalità che si colloca nel solco della grande eredità materiale e spirituale che ci ha lasciati il Beato don Pino Puglisi”.
Questo è un po’ il cammino che state compiendo come Parlamento della Legalità Internazionale?
“È proprio così. Il nostro movimento culturale, interconfessionale e interreligioso che trova le sue radici nella “sete” di Verità e Giustizia a partire dalle stragi di capaci e via D’Amelio, ha come obiettivo e finalità quello di dialogare principalmente con il mondo scuola e società civile affinché chiunque, a partire dal proprio talento naturale (letterario, artistico, musicale, sportivo, o quant’altro) si metta in gioco per cooperare allo sviluppo del territorio e insieme divenire artefici e protagonisti di un presente “a colori”. Il 16 novembre sarò a San Giovanni Rotondo per presentare il libro Profeticamente scomodi su don Tonino Bello e poi faremo tante altre tappe in giro per l’Italia fino al 18 marzo quando saremo nella Chiesa di San Silvestro al Quirinale”.