La delusione di Pd e 5S per la sconfitta in Umbria è davvero esagerata. Cosa mai si aspettavano? È vero che avevano scelto un ottimo candidato, ma questo non poteva bastare a far dimenticare il resto. E il resto era pesante. Per il Pd si trattava di un’eredità negativa costituita dai forti ritardi nella ricostruzione post-terremoto e dall’onta degli scandali sulla sanità che avevano portato alle dimissioni contrastate della loro presidente della Regione. Aver mantenuto il 22% in queste condizioni è stato un miracolo.
I 5S hanno affrontato la sfida elettorale nelle peggiori condizioni: per la prima volta nella loro storia avevano deciso di fare un’alleanza locale e questa alleanza l’hanno realizzata proprio con un partito coinvolto fino al massimo livello regionale in uno scandalo. Per chi ha fatto dell’onestà una bandiera da non ammainare mai…beh non è stato un granché.
A queste difficoltà locali ben evidenti, bisogna aggiungere le criticità della maggioranza nazionale che regge il Governo Conte2. Due mesi sono troppo pochi per far digerire al “popolo” pentastellato la giravolta di 180° che ha portato i 5S da nemici giurati del Pd ad alleati fedeli. Inoltre, la maggioranza in questi due mesi ha avuto poche occasioni per dare buona prova di sé, perché si è trovata a fronteggiare la scissione di Renzi e la preparazione a marce forzate di una difficile legge di Bilancio che rischiava di essere o in rottura con l’Europa o grondante di sangue e lacrime.
Insomma, le elezioni regionali in Umbria erano troppo vicine nel tempo e troppo complicate per testare la nuova alleanza. Sarebbe stato meglio non farla, sperimentare in Umbria due campagne elettorali separate nei candidati ma convergenti nella forte opposizione a Salvini. Sicuramente la Lega avrebbe vinto ma con un bagaglio di voti minore e non ci sarebbe stato alcuna pagella sulla coalizione di Governo.
Detto questo, ci si deve interrogare su ciò che si potrà e si dovrà fare nei prossimi mesi all’interno della maggioranza. Una cosa è certa: non si potrà perdere tempo ad autofustigarsi e a cospargersi la testa di cenere, dando la stura ai mal di pancia interni ai due partiti. Non servirebbe a niente se non a indebolire la coalizione e a rafforzare le accuse di essere un’“armata brancaleone” con grande gioia per Salvini.
Più che dividersi e litigare o deprimersi la maggioranza deve fare quadrato. E, da questo punto di vista, la sconfitta sonora a Perugia può -paradossalmente- avere un effetto benefico a Roma.
Pd, 5S e anche Renzi dovrebbero aver capito la lezione: per arginare la destra a guida Salvini bisogna dimostrare di saper governare e di portare a casa dei risultati che migliorino le condizioni di vita dei cittadini o popolo che dir si voglia.
Quindi, servono buongoverno, riforme serie e non maquillages, e risultati concreti da poter esibire.
La legge di Bilancio è prudente, e non poteva essere diversamente. Ma altre leggi si possono approvare nei prossimi mesi per semplificare la vita ai cittadini e alle imprese, per aumentare la concorrenza, per far recuperare efficienza al sistema Italia. Il Governo dovrebbe rivolgersi alla parte produttiva del Paese e coinvolgerla per elaborare insieme un piano di politica industriale da cominciare a realizzare fin dalla prossima primavera.
Occorrono segnali tangibili che questo Governo non galleggia sui problemi e non esiste solo per dire no alla destra. La maggioranza, se non vuol soccombere, deve mettere da parte la rincorsa interna alla polemica tattica per guadagnare briciole di visibilità e fare quadrato intorno a decisioni coraggiose che lascino il segno.
Meno litigi, meno tattiche e più visione d’insieme dei problemi e una strategia che abbia un orizzonte lungo. Se i leader dei due partiti principali vogliono tranquillizzare i loro critici o togliere argomenti ai loro oppositori devono volare alto. Questo significa che il Governo deve diventare più ambizioso e lanciare un piano di grandi riforme da attuare nei prossimi tre anni con effetti che possano essere palpabili il prima possibile.
E qui la principale responsabilità tocca a Conte che deve rilanciare il proprio ruolo non tanto come mediatore ma come protagonista di una stagione di grandi riforme. Lui che si è candidato ad essere l’anti-Salvini deve sapere che Il piccolo cabotaggio è il miglior alleato di Salvini.