lunedì, 16 Dicembre, 2024
Manica Larga

I Tories e la sfida al net zero in 3 semplici mosse

Chi mastica di comunicazione sa bene che il segreto del successo è la semplicità. Lo spiegava Calvino. Lo scrivono gli esperti. Lo confermano i fatti.

Per restare all’oggi, Brexit e in generale il messaggio populista ne sono un magnifico esempio. Prendi un problema complesso, semplificalo in modo brutale e make America great again.

Poi fai una lista delle persone alle quali parli, ripetila all’infinito e take back control. Il resto diventa sfondo. Difendersi quasi impossibile, la spaccatura certa e lo spazio di mercato creato come per incanto.

In realtà, non c’è niente di magico. Funzioniamo per semplificazioni e gerarchie di bisogni: mangiare, bere, dormire al riparo, fare sesso, realizzarci e trovare un senso al nostro posto nel mondo. Nel frattempo, cerchiamo informazioni che ci aiutino nella sfida. Tutto qua.

La strategia costruita sul modello Brexit

Mettiamo dunque il caso che il cambiamento climatico finisca nell’orbita dell’opportunità politica. Come disse quel tale, è pur vero che siamo tutti nella tempesta, ammesso e non concesso, ma certo siamo su barche differenti. Ed è qui che bisogna intervenire per difendere la propria barca.

Fuor di metafora, succede che un piccolo gruppo di amici parlamentari conservatori britannici, riunitisi nel Net Zero Scrutiny Group, cominci a ragionare su cosa e come fare per sabotare i piani net zero, ovvero di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030.

Con assoluta intelligenza tattica, il gruppo tira fuori un set di messaggi tanto semplice quanto potente.

Primo, apri il gioco e setti il tono della conversazione: saremo pure di fronte al cambiamento climatico, ma non è che per passare al verde dobbiamo finire con i conti in rosso.

Secondo, crei la frattura, magari dicendo che le macchine elettriche costano troppo, sono roba da élite. Così il cambiamento climatico diventa un capriccio della sinistra.

Terzo, chiudi il cerchio, creando il corto circuito e accogliendo una marea di esclusi sulla porta dell’identità: qui al nord fa freddo e tutti vogliamo vivere al caldo. Magari prosperando.

In breve. Problema: cambiamento climatico. Soluzione: serve un referendum. Chapeau.

Peccato che, come sottolinea la giornalista ambientale del Guardian, Helena Horton, pochi membri del Net Zero Scrutiny Group abbiano mai votato per ridurre la povertà o sostenuto misure per frenare i prezzi dell’energia.

Ma non fa differenza. Nessuno ci fa caso. Non è la loro storia. Una nuova culture war è alle porte, Farage scalda i motori, il prossimo think tank è pronto con il suo set di ricerche e i riflettori si sono accesi. Fine.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

430 milioni di euro per migliorare le prestazioni energetiche di edifici della PA

Francesco Gentile

A Roma veicoli vecchi e inquinati, ma l’uso della macchina è sempre più necessario

Chiara Catone

Zuppi incontra ragazzi ucraini: accoglienza è seme di pace

Ettore Di Bartolomeo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.