Era prevedibile. Ad un anno dalle elezioni politiche i partiti di maggioranza non vedono l’ora di fare di testa propria e di accontentar gli elettori di riferimento. In Parlamento si sentono liberi di non rispettare gli impegni presi In Consiglio dei ministri. Addio “vincolo di maggioranza”.
E così sinistri scricchiolii si fanno sentire a Palazzo Chigi. Draghi tira le orecchie a tutti e ventila non una minaccia ma una inevitabile conseguenza: se i partiti di maggioranza rinnegano pezzi dei provvedimenti del governo, non si va avanti. E se non si va avanti vuol dire che il governo cade e Draghi si fa da parte. Si va dritti alle elezioni? Il diritto alla pensione dei parlamentari scatta il 24 settembre. Quindi le elezioni anticipate prima di quella data sono molto improbabili.
E allora che si fa? Draghi non ci sta a fare il san Sebastiano e prendersi le frecce di una maggioranza impazzita. Il rischio sono mesi di non governo e di pantano decisionale. Il contrario di quel che serve.