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Il grande buco nero

martedì, 25 Giugno 2019
1 minuto di lettura

Dopo una fissa serie di appuntamenti elettorali, ultimi i Comuni della Sardegna, il sistema politico non da segni consistenti di assestamento e di equilibri capaci di consentire e di far fronte alle sfide difficili e complesse che abbiamo di fronte, a cominciare da quelle poste all’interno, dall’estendersi dall’area della povertà e di quelle riguardanti il futuro dell’Europa.

Brividi febbrili, scuotono, da una parte, la tenuta dell’alleanza giallo-verde e dall’altra gli stessi principali partiti dell’opposizione, dal PD a Forza Italia.

C’è sullo sfondo un problema grande come una casa ed è quello, sia del fallimento nel Pd, di ogni disegno di proporne un ruolo, una funzione e un’ispirazione nella quale far convergere le anime del suo percorso costitutivo, da quella cattolico-democratica a quella di una sinistra riformista e liberata da incrostazioni postleniniste; sia, sull’altro versante, dentro e fuori Forza Italia, dove sembra logorarsi ogni giorno, il disegno originario di farne una forza centrale per il futuro del Paese.

Anzi, nel Partito Democratico che sconta il peccato originale di un’aggregazione costruita a tavolino, come semplice sommatoria, quindi fragilissima, di forze diverse, è sempre più evidente la difficoltà per la nuova segreteria di Zingaretti di riuscire nell’impresa, di recuperare consensi e solidarietà a sinistra e di mantenere un buon rapporto con i ceti medi produttivi, mentre, nell’area del centro destra l’impetuosa avanzata della Lega rafforza per ora sul piano locale la vecchia alleanza, ma la ripropone squilibrata e precaria sul piano nazionale, riducendo a velleità le speranze di un ruolo nuovamente incisivo dei moderati di FI, sia degli eredi della vecchia Alleanza Nazionale.

Le febbri che scuotono quindi le opposizioni e la precarietà non solo organizzativa nell’attuale maggioranza, ruotano tutte a ben vedere intorno al grande buco nero nel quale rischia di precipitare e dissolversi il sistema attuale e che è quello dell’assenza al centro, di una forza propulsiva ed equilibratrice, che sappia, rispetto all’attuale vuoto di idee forti, recuperare ed aggiornare il meglio delle tradizioni politiche di ispirazioni cristiana, liberaldemocratica e riformista.

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