La formazione di Governo non è cambiata, ciò che cambierà è il passo dell’Esecutivo. Accelerare è il termine più marcato nella riunione del Consiglio dei ministri dal premier Mario Draghi. L’agenda dell’esecutivo non solo è più fitta ma anche prioritaria rispetto alle valutazioni spesso discordanti dei partiti. Sul tavolo da mettere subito in cantiere ci sono l’emergenza energia e il caro bollette, i progetti (in ritardo) del Piano nazionale di Ripresa. C’è l’elenco delle riforme – quelle per cui è nato un Governo di “unità nazionale” -: fisco e catasto, previdenza, giustizia, transizione ecologia, concorrenza. Per citare le più significative. Rimane inoltre all’attenzione il nodo della pandemia che si lega alla ripresa economica. Percorsi tutti in salita per un Esecutivo con partiti segnati dalle divisioni Quirinalizie ma, nel contempo, rafforzato dal sodalizio istituzionale tra Draghi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Pnrr, Enti locali da velocizzare
I fondi europei come è noto sono condizionati dal rispetto di un cronoprogramma che è già partito nel 2021, con i 51 obiettivi programmatici presentati e indicati nel Recovery Plan. I punti concordati con la Commissione europea hanno determinato il via libera della Ue alla prima trance di fondi. Il primo obiettivo centrato ha portato ad una certa euforia che ora dovrà fare i conti con le realizzazioni concrete, con i 45 adempimenti da mettere a segno entro giugno. Se ci sarà questo sforzo organizzativo allora si potranno avere senza ulteriori intralci i 24 miliardi della seconda rata di finanziamenti previsti dalla Ue. L’ottimismo iniziale tuttavia è andato man mano sfumando. Nella attuazione dei progetti i protagonisti sono in larga parte i Ministeri e gli Enti locali. Non tutti però sono al passo con i tempi e i vincoli burocratici previsti dal Piano, mentre la restante parte dei fondi arriverà seguirà il meccanismo dello stato di avanzamento dei lavori. Passare alla fase concreta non sarà facile. Intoppi, ritardi e zone d’ombra faranno rischiare all’Italia di incappare in penali molto severe. Buona parte dei fondi sono in prestiti e dovranno essere restituiti a Bruxelles. Bisognerà trottare per portare a pieno ritmo il Pnrr.
Crisi energia, la vera incognita
L’emergenza dei costi del gas per famiglie e imprese vedrà impegnato il Governo nei prossimi giorni. Lo scenario non è rassicurante, da un lato la richiesta di ridurre i costi e gli interventi del Governo hanno miticato il prezzo delle bollette; dall’altro il principale Paese fornitore di gas, la Russia è alle prese con i venti di guerra. Se ci sarà la temuta invasione dell’Ucraina, la risposta dell’Occidente e della Nato che annunciano “sanzioni pesantissime”, potrebbe innescare la contromossa di Mosca. Una riduzione dei volumi di esportazione di gas e un rialzo anche dei prezzi. Una situazione da incubo per le imprese costrette a ridurre la produzione, e le famiglie a pagare molto di più. L’effetto domino avrà ripercussioni pesantissime sull’intera economia. Il Governo ha deciso di accelerare le contromisure. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha evocato nuove possibili iniziative, “bisogna evitare che il costo dell’energia blocchi la ripresa produttiva”, ha sottolineato.
Di certo non basteranno le misure tampone perché il peso dei rincari e le incertezze future, sono un mix micidiale per l’intera industria italiana, per le attività commerciali e di conseguenza per le famiglie, nel momento delicatissimo della ripresa economica. Le Associazioni di categoria insistono nel chiedere al Governo decisioni in tempi rapidissimi in un contesto di sospensione se non addirittura di chiusura di attività produttive.
Previdenza, conti al setaccio
Dopo l’incontro tecnico di fine gennaio il prossimo appuntamento è previsto per il 7 febbraio. I sindacati hanno accettato un percorso a tappe, uno “spezzatino” di argomenti da approfondire e decidere. Già nel prossimo vertice, tuttavia, toccherà all’Esecutivo iniziare a delineare delle controproposte. Si è sottolineato che lo scenario economico sarà determinante, le proiezioni positive della crescita del Pil sono ancora attestate sul 6.5. Un fatto incoraggiante. Pensione e sviluppo infatti vanno a braccetto e la conferma di un percorso può essere dato dal Documento economico e finanziario di aprile. In base a questi dati si apriranno gli spazi della riforma delle pensioni. La nuova previdenza dovrà essere pronta per il 2023, quando anche la misura ponte di Quota 102 andrà in scadenza. La strada rimane in salita, le risorse sono poche mentre in Italia il rapporto lavoratori-pensionati è sempre più critico e sbilanciato. Tra governo e sindacati la partita è tutta legata alla sostenibilità finanziaria delle misure da adottare.
Fisco e catasto prove di fuoco
Tempi strettissimi anche per la riforma del fisco. Un tormentone che avrà come protagonista la riforma del catasto, un argomento non solo divisivo ma che interessa milioni di famiglie proprietarie di immobili. Il bene per eccellenza degli italiani.
I partiti di maggioranza saranno chiamati ad un confronto non facile, finita le divisioni sul tema “catasto” non mancate. Gli schieramenti sono contrapposti: il centrodestra chiede di cancellare eventuali tasse e il centrosinistra di mantenere o rafforzare. Stessa musica sulla possibile introduzione ed estensione della flat tax. Temi per ora evocati e affrontati solo in commissione finanze alla Camera con qualche schermaglia sugli emendamenti. Il tema fisco farà poi da sfondo al tam tam della prossima campagna elettorale. Un argomento in balia di dibattito polemico che alimenterà più che scelte univoche delle contrapposizioni. Con il rischio di riportare in alto mare tutte le richieste di imprese e cittadini di dare vita ad un fisco semplificato, più equo e meno pesante per chi paga.
Concorrenza, Bruxelles attende
L’Europa attende che l’Italia decida sul come vorrà procedere sul delicato tema della Concorrenza. La riforma è stata avviata al Senato, in commissione Industria. Ma il dibattito è ancora fermo. Servirà davvero una forte spinta del Governo per dare una direzione di marcia alla riforma che rimane assediata da posizioni contrapposte. In più senza norme chiare nel Paese si aprirà un fiume di contenziosi tra imprese ed Enti locali, in settori strategici come trasporti e rifiuti (per citare due ambiti di interesse generale) poi ci sono le concessioni idroelettriche e quelle balneari. In questo ultimo caso la maggioranza dovrà tener conto del Consiglio di Stato che ha ridotto a soli due anni il rinnovo senza gara, fino a tutto il 2023.
Conti pubblici e scostamenti
Dai leader dei partiti si alza la voce, con toni e sfumature diverse, sullo scostamento di bilancio. Ossia come fare più deficit. Le ragioni potrebbero esserci, dalla pandemia al caro energia, ma Draghi finora non si è espresso, un silenzio che equivale ad una idea contraria. O almeno con il ministro delle finanze Daniele Franco la linea sarà quella della massima prudenza. Ciò che veniva dato per certo a fine 2021, ossia una crescita generalizzata sui fronti poi sensibili, come lavoro e sviluppo, oggi le cose sono diverse. Sul prolungarsi della pandemia ci sono restrizioni che le Associazioni di categoria del commercio indicano come simili a lockdown, le incognite più pesanti sono sul perdurare della crisi energetica. Manovre di scostamento dal bilancio potrebbero quindi rivelarsi azzardate è controproducenti. Di certo, invece, c’è la finanza pubblica sotto scacco, ieri come oggi.