“Sto bene, ma devo confessare che le ultime settimane non sono state facili: ho dovuto imparare di nuovo a vivere, a usare la tecnologia, a stare con le persone. Da quando sono stato rilasciato la mia missione è stata tornare a far parte della società: non posso dire che non sia successo nulla, perché quella del carcere è stata un’esperienza lunga e difficile ma sto cercando di elaborare e di andare avanti con la mia vita”.
Lo afferma in un’intervista al quotidiano La Repubblica Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna che ha passato 22 mesi in carcere al Cairo. Oggi è prevista un’udienza che potrebbe consentirgli di tornare in Italia.
“Io non credo di essere una persona particolarmente coraggiosa ma quando uno sceglie di lavorare sui diritti umani in Egitto sa a cosa va incontro. Sa che non è un gioco e che può passare dei momenti molto duri – aggiunge -. Sono determinato ad andare avanti: voglio lavorare perché le persone del mio Paese e del mondo arabo possano godere di maggiore libertà”.
Quanto ai suoi piani, spiega: “Il più immediato è tornare a Bologna, il prima possibile e rimanere lì per un periodo lungo. Spero di essere con i miei colleghi per l’inizio del prossimo semestre, che è fra pochi giorni. Cosa succederà dopo non lo so: so che continuerò a lavorare sui diritti umani. Non lascerò l’Egitto per sempre. Il mio lavoro riguarda l’Egitto. Non voglio scappare. Io partirò quando si potrà ma la mia famiglia resterà qui: verrà a trovarmi certo, ma questo è il mio Paese. Non lo abbandono”.