Parlamentari divisi, tra la passione politica come modello di vita e la politica per professione abituale, ancorché non esclusiva, ma uniti nel difendere i loro stipendi.
È colpa di quell’invidiata indennità imposta dall’articolo 69 della Costituzione con la specifica riserva di legge, di cui – nel tempo – è stato fatto ampio ed indiscriminato uso, dilatandone a dismisura la portata.
Basta pensare che, come riferimento all’importo dell’indennità, è stato preso a base lo stipendio e gli altri emolumenti del primo Presidente della Corte di Cassazione.
E se la specificazione della così detta indennità è frazionata in varie voci tra cui a titolo di rimborso spese fisse o a pie di lista e di compenso per la figura del cosiddetto “porta borse”, non mancano contenziosi per varie cause, tra le quali sono venute alla luce fattispecie concrete di inchieste giudiziarie civile e penali.
Emolumento principale e rimborsi spese sono stati anche oggetto di una Commissione di indagine conoscitiva nel 2011, per tentare una certa uniformità con ciò che succe negli altri Parlamenti dei Paesi europei, senza alcun esito, motivata dalla rigidità della delega ricevuta a fronte delle numerose diversità ed eterogeneità delle voci costituenti gli emolumenti dei rispettivi parlamentari.
La questione, tutt’ora irrisolta, costituisce una delle principali lagnanze della collettività che ha votato favorevolmente al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari.
Un vincolo di incompatibilità generale con altre attività lavorative sarebbe auspicabile per svariate ragioni, compresa quella etica e di rispetto nei confronti di tutti quelli che hanno difficoltà a svolgere un lavoro autonomo o dipendente per il sostentamento proprio e della famiglia.
Nel Parlamento sono presenti politici di lungo corso che affermano di avere nel sangue la passione della politica, nata, per alcuni addirittura tra i banchi della scuola primaria. Ci sono eletti che continuano a svolgere le loro professioni abituali, in mancanza di una precisa disposizione di divieto.
L’auspicio è che non tardino ad arrivare segnali di resipiscenza, insieme alla volontà di contenere l’indennità nei limiti fisiologicamente decorosi perché si possa parlare di passione politica, di missione, di vocazione e di servizio per la vita della nostra democrazia.