Sembra di essere tornati ai tempi in cui Mario Draghi, all’interno del consiglio direttivo della Bce, duellava con il capo della Bundesbank Jens Weidmann. Ora tocca a Christine Lagarde confrontarsi con il capo della banca centrale tedesca e i suoi alleati. Né l’uscita di Weidmann che il 31 dicembre ha lasciato tutti gli incarichi dovrebbe migliorare la situazione, visto che il successore non pare intenzionato a cambiare strategia.
Dai verbali della riunione del consiglio direttivo del 16 dicembre emerge che i “falchi” sono tornati in campo più decisi che mai. A preoccuparli l’innalzamento dell’inflazione che, come ha certificato oggi Eurostat, a dicembre ha raggiunto il 5%. Un livello che A Berlino ritengono intollerabile. Nell’ultima riunione della Bce dell’anno scorso, i falchi hanno espresso “il disaccordo” sulla nuova versione del bazooka monetario, “tale da non consentire il sostegno al pacchetto nel suo complesso”. Temono, infatti, che il mantenimento dei sostegni possa alimentare la corsa dei prezzi considerando anche la forza della ripresa economica.
Le riserve, sottolineano le bozze, hanno riguardato la rimodulazione dei sostegni monetari a partire da aprile. A marzo, infatti, cesseranno gli interventi straordinari (Pepp) introdotti nella primavera di due anni fa per fronteggiare la pandemia.
Resteranno, invece in funzione, seppure con molta flessibilità, le misure ordinarie (in sostanza l’eredità del Quantitave easing varato da Draghi) e l’impegno a rinnovare i titoli in scadenza almeno sino alla fine del 2024. Anche i tassi resteranno fermi per tutto il 2022, nonostante la ripresa dell’inflazione. Poi, a partire dall’anno prossimo, la Bce sarà pronta ad intervenire se la dinamica dei prezzi dovesse restare stabilmente sopra la soglia del 2%, fermo restando che l’obiettivo principale restano la ripresa economica e la crescita dell’occupazione.
Le opposizioni emerse nel direttivo del 16 dicembre non sembrano, però, preoccupare Christine Lagarde convinta che la fiammata dei prezzi sia solo temporanea. “L’inflazione – ha detto oggi in un’intervista a France Inter – si stabilizzerà e poi scenderà gradualmente” nel corso di quest’anno. Le stime della Bce danno poi un 1,8% nel 2023 e 2024 nello scenario principale.
E dunque abbiamo “ogni motivo per non agire velocemente e inesorabilmente” come la Fed, che si appresta ormai ad alzare i tassi. A confortare l’analisi della Lagarde contribuisce il fatto che, per il momento, non è partita la rincorsa fra prezzi e salari. “La crescita delle retribuzioni – si legge nei verbali – è rimasta bassa, all’1,3% nel terzo trimestre del 2021. Tenendo conto degli aumenti di produttività, ciò non sta ancora generando una forte pressione inflazionistica interna”, hanno aggiunto dalla Bce. Certo preoccupa il caro energia. Non si può escludere uno scenario di inflazione “più elevata più a lungo e, considerando il rischio al rialzo per la proiezione, potrebbe facilmente risultare superiore al 2%”. La lotta tra falchi e colombe potrebbe dunque essere solo agli inizi. in Germania il dibattito è infuocato.
Juergen Stark (già consigliere esecutivo Bce dimessosi nel 2011 in opposizione agli acquisti di bond) e altri due economisti, Thomas Mayer, Gunther Schnabl, scrivono su Project Syndicate, che “è sempre più chiaro che l’inflazione guadagnerà velocità sena contromisure”. E “una simile stretta creerà seri problemi ai Paesi dell’Eurozona più indebitati”.
Christine Lagarde resta granitica nella sue convinzioni Un aumento troppo rapido dei tassi di interesse in risposta all’inflazione “può rallentare la crescita” e dunque fare “più male che bene all’economia” sostiene. “Se alziamo i tassi di interesse, questo avrà un effetto tra 6 e 9 mesi” mentre l’impatto sulla ripresa sarebbe immediato, ha aggiunto. Quanto alle differenze di politica monetaria fra Usa ed Eurozona ci sono “situazioni molto diverse – ha ricordato – In Europa abbiamo tassi di inflazione più bassi mentre da loro la ripresa è più avanti”. Per questo alla Bce “abbiamo i nostri motivi per non reagire così rapidamente e decisamente come fa la Fed. Ma siamo pronti a farlo se i dati indicassero questa necessità”, ha ribadito il numero uno dell’Eurotower, comunicando che le nuove banconote dell’Euro avranno i ritratti di Leonardo e di Sime Veil. Lo scontro non ha avuto impatto sui mercati europei che hanno chiuso tutti in rialzo.