mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Considerazioni sulla ricerca di un percorso identitario condiviso. Esiste ancora un’identità italiana?

Che cosa rappresenta per noi, italiani del Terzo Millennio, la parola “identità”?

E’ un conceto rimasto inalterato nel tempo oppure è una con- dizione che ha subito —e subisce —continue evoluzioni?

Per lunghi anni abbiamo ritenuto che la nostra identità fosse data da un codice definito ed immutabile: la stessa lingua, la stessa religione, gli stessi costumi, le stesse abitudini…

Questi confini, definiti e stabili nel tempo, ci hanno permesso di entrare nella modernità del XXI° secolo dopo un processo di divisione che dal Medioevo si e protratto fino al Novecento. Eppure, fatta l’Italia, gli italiani erano ancora da farsi. Siamo stati a lungo divisi anche dopo l’Unità d’Italia: divisi da condizioni economiche, da opportunità, dallo sviluppo sociale. Questo ha affievolito, dopo la parentesi fascista e la retorica della dittatura, il sen- so comune del nostro sentirci italiani.

Ancora oggi l’identità di un veneto è diversa da quella di un pugliese non solo nel dialetto, ma anche nell’organizzazione della vita comune, individuale, famigliare, sociale,nella visione della società e degli interessi personali e generali.

Ma veniamo al punto. Che cosa definisce, oggi, 1’identità italiana?

Oggi questo termine e in crisi: vince la personalizzazione degliinteressi,una visione corporativa dei bisogni e del circolo nel qua-le vivere ed operare, senza porre attenzione alla cornice più gene-raledelcontestosociale.  Tanto più politica, istituzioni, accademici parlano di interessinazionali, difesa dell ’italianità messa in pericolo dal mercato globale, tanto più alla base della piramide la gente sente problemi piùimpellenti e personali. La perdita del lavoro, il carovita, la corruzione, il malfunzionamento della burocrazia.Elementi che “logorano” una cittadinanzacondivisa. Ed è la divaricazionedi questidueprocessi(in“alto” e in“basso”) cheportaallacrisiattualedell’identità italiana, resa inefficace da una rivendicazione politicagenerica di quello che siamo e dall ’appiattimento con cui l’italianoognigiornodevefareilcontonellavitapersonale.

Si delinea, quindi, la necessità di recuperare una sintassi comune, strumento indispensabile per sviluppare un percorso identitario condiviso. Questa condizione va, tuttavia, declinata all’interno di un ‘ ampia visione culturale.

Ma qual è, oggi, la visione culturale del Paese?

Noi tutti sappiamo di vivere all’interno di una società  complessa. Questa estrema complessità sollecita tutti, e soprattutto chi intende essere fermento all’interno dei proprimondi di responsabilità, a sviluppare competenze specifiche e di eccellenza. Competenze che spesso non sono accessibili a tutti e perciò non condivise. Ecco allora che l’identità passa attraverso una ridistribuzione delle opportunità. L’ascensore sociale deve riprendere il suo ruolo: permettere a tutti di cambiare la propria posizione sociale ed economica,suscitando energie positive nel Paese e soprattutto nelle giovani generazioni, coinvolte nel progresso e nel miglioramento delle condizionì proprie e generali.

La prima agenzia chiamata, dtinque, in causa è la scuola. ( 1-continua)

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