domenica, 22 Dicembre, 2024
Attualità

La pandemia burocratica che fiacca l’economia

Gli effetti perversi di incongruenze e farraginosità delle nuove disposizioni anti Covid

Continua l’inutile e solo mediatico terrorismo “informativo” sulla variante influenzale omicron: la definizione “ammorbidita” e di non letalità è dei principali istituti di ricerca e dei virologi più accreditati al mondo, da ultimo del Direttore dell’Ospedale di eccellenza del nostro paese, lo Spallanzani di Roma e continua anche  l’affannosa rincorsa alle spiegazioni circa le confuse circolari e i decreti legge (da convertire?) che disciplinano green pass, chiusure, interdizioni, definizioni di positività, quarantene, sta contagiando tutti noi, nessuno escluso.

Il Professor Vaia ha testualmente affermato di “non aver capito” ancora quali siano le regole per le quarantene, che ha definito inoltre “inutili” per i vaccinati, specie se con terza dose. Il grande e riconosciuto scienziato ha inoltre detto a chiare lettere che “la scienza deve restituire fiducia ai cittadini, non chiuderli in casa”. Anche altri studiosi e virologi si sono avvicendati nel tranquillizzarci così come nell’affermare che le scuole devono restare aperte, e che nel 2021 abbiamo allontanato dall’istruzione, di fatto, oltre un milione di studenti.

La Dad è un fallimento culturale, è la negazione del diritto allo studio (perché d’altronde non si può garantire a tutti, forse questo sta passando tra i non detti).

Ma veniamo alle, dolenti note dell’economia “bloccata”.

Gli imprenditori lamentano un “lock-down di fatto. Illuminante poi l’amministratore delegato di una delle catene alberghiere più importanti del nostro paese che ricorda anch’egli l’inutilità delle restrizioni per i positivi e le perdite del 70% del fatturato 2020, 40% nel 2021. Al turismo il Pnrr dedica risorse per l’1 per cento del PIL, mentre il comparto costituisce tra il 15 e il 17% della stessa variabile macroeconomica.

Gli investimenti (soprattutto quelli del Pnrr) non corrono, dato che anche lì, oltre al fatto che materialmente non ci sono tutti i soldi disponibili, le modalità di erogazione sono affidate alla farraginosa e tediosa burocrazia dei controlli.

Andando con ordine, Pil “da rimbalzo”); casse integrazioni non rinnovate, ceto medio falcidiato da chiusure dissennate e mancati aiuti, inflazione in risalita, spread pure.

Ma lo scandalo vero è nel comparto sanità. Nemmeno di fronte all’annunciata nuova ondata ad ottobre si è posto mano ai presìdi fondamentali, quelli ospedalieri e sanitari di territorio, tanto che oggi si trovano spiazzati dalle varianti, seppure con numeri gestibili, grazie innanzitutto ai vaccini e  alla scarsa gravità della nuova malattia.

Perché non si siano stanziati, e – ove stanziati, non spesi – i fondi disponibili per preparare le nostre strutture a difesa della salute resta un mistero. Perché non si sia adeguata l’edilizia scolastica alla prevenzione dei sovraffollamenti e degli assembramenti senza ventilazione (dopo studi scientifici che hanno dimostrato la riduzione del 50% dei contaminati in aule ventilate) è altro mistero. Perché non si sia implementato il sistema dei trasporti pubblici, ormai al collasso grazie alla storica, fallimentare gestione delle municipalizzate (soprattutto quella romana), è noioso esercizio retorico, ne sono consapevole.

Ma l’economia è giudice severa. Essa, alla fine, vive di quelle “aspettative razionali” che abbiamo tutti studiato all’università, e che conduce, alla fine alle scelte vere dei consumatori. Che inizialmente hanno risparmiato a più non posso, per i timori pandemici, e che ora pare stiano consumando anche i risparmi, un po’ per “godersi la vita”, un po’ perché il reddito disponibile è palesemente calato.

Il caro energia non è nemmeno commentabile: l’innalzamento incontrollato e speculativo dei prezzi e dei costi di bolletta andrebbe fatto oggetto di indagini apposite.

L’Inps non riconosce l’indennità da quarantena, così confermando la tesi cui sopra si accennava, e oltre 7,5 milioni di italiani sono a casa con una positività asintomatica, abili a lavorare, ma non possono uscire non si sa in base a quale regola certificata. Ah, già: lo smart working. Misura dai costi sociali non quantificabili, solo se si pensi alla frustrazione da asocialità, ma, in economia, alla contrazione miliardaria dell’indotto che produrrebbe la gente che andasse in giro a ripopolare le sedi di lavoro. Il risparmio è solo per le imprese che ne hanno usufruito, e approfittato, sanando magari bilanci fallimentari e coprendo le perdite da lockdown.

Qui aggiungiamo le perdite per le attività in presenza (convegnistica, ricreazione, cinema e teatri), nell’illusoria convinzione che aprire con restrizioni alle presenze e mascherine obbligatorie (chissà perché ora vanno di moda le FFP2) invogli ad andare a vedere concerti o film, dato che la gente è terrorizzata dalla possibile positività del vicino, anche di strada.

Ovviamente queste considerazioni sono legittime, e a bassa probabilità di confutazione, poiché i dati sono tratti da fonti ufficiali; ma soprattutto a motivo del fatto che il nostro debito pubblico intanto corre

Tutto questo, aggravato dal fatto che la curva dei contagi da virus non si abbassa, le misure anti no-vax non funzionano (sia per la modalità di sottoposizione, con scadenze assurde, sia per sanzioni irrisorie, quantomeno per i non lavoratori), le imprese continuano a chiudere, e molte a passare in mani straniere.

Senza insistere, per amor di patria, su quel sud d’Italia che ha ancora ferrovie vecchie, non l’alta velocità, terre dissestate, agricoltura sul lastrico, infrastrutture carenti. Ed abbiamo le nostre imprese che ignorano i rischi derivanti dalle nuove tecnologie, con un rapporto del Censis appena pubblicato che, su tutti, ci consegna il dato che dovrebbe davvero allarmare. Due milioni e settecentomila giovani italiani risulta inoccupato, e l’81% di tutti i non adulti italiani non si vede riconosciuto per i suoi meriti. D’altronde, il segnale della conferma e rifinanziamento della misura (contro ogni logica economica) del reddito di cittadinanza non può certo spingere in direzione opposta.

Ma ora c’è l’elezione del Presidente della Repubblica. E tutte queste considerazioni sono assolutamente vane.

*Ranieri Razzante, Direttore Centro di Ricerca sulla Sicurezza e il Terrorismo

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