Dall’iniziale shock economico e finanziario di ormai quasi due anni fa, causato dal diffondersi di uno sconosciuto virus, i listini azionari hanno iniziato una risalita e una spinta che dura tuttora e che ha recuperato in pochissimo tempo non solo l’iniziale drawdown, ma ha proiettato gli indici verso massimi che non si vedevano da anni e, in alcuni casi, non si erano mai visti. I piani di aiuti dei Governi (dal PNRR al piano Biden) e l’enorme quantità di denaro delle Banche Centrali sono stati i principali motori di questo processo.
Secondo Ken Fisher, in un interessante articolo sul Sole 24 Ore, “ i titoli azionari si comportano in maniera inaspettata ma sorprendentemente razionale col senno di poi”. Continua affermando che oggi, in effetti, nessuno scommetterebbe su un mercato rialzista per ancora altri due o tre anni; e che quindi proprio quest’ultima ipotesi è la più probabile. Secondo lo studioso ci sarà un mercato molto movimentato da qui all’estate con un forte incremento dall’estate, che porterà rialzi sempre a due cifre.
Il ruolo decisivo del Premier Draghi
In un anno in cui il Ftse Mib ha superato il Nasdaq ed è tornato a livelli pre Lehman, c’è da chiedersi quali siano i fattori specifici che hanno avvantaggiato l’Italia. Senza dubbio, il fattore D, ovvero la premiership di Draghi, ha avuto un ruolo decisivo.
Secondo l’Economist, il miglior Paese dell’anno 2021 è proprio l’Italia, grazie alla forte ripresa che ha costruito grazie, soprattutto, al suo Premier. La decisione di conferire questo prestigioso riconoscimento annuale all’Italia (dopo anni di critiche alla classe politica nostrana) è stata dettata anche dalla presenza di Mario Draghi, “competente e rispettato a livello internazionale”. Un leader a capo di una maggioranza molto eterogenea ma con un’autorevolezza talmente forte da ricevere i soldi del Recovery Plan nella quantità più consistente tra i Paesi dell’UE. Non vi è dubbio che la comunità finanziaria internazionale guardi alla permanenza di Draghi come condizione e garanzia necessaria al proseguimento del cammino virtuoso dell’Italia non solo in Borsa, ma anche come bacino di possibili investimenti.
Inflazione e tassi di interesse: troppa spesa corrente secondo lo studio della Luiss
Se l’inflazione spingerà al rialzo i tassi d’interesse anche nell’euro-area, la Legge di Bilancio potrebbe risultare troppo sbilanciata sull’aumento della spesa corrente. È quanto emerge dallo studio degli economisti della School of European Political Economy dell’Università Luiss che spinge a una riflessione su rischi e incertezze della politica di bilancio italiana. I nomi degli economisti che hanno redatto il documento sono di altissimo livello: Carlo Bastasin, Lorenzo Bini Smaghi, Valentina Meliciani, Macello Messori, Stefano Micossi, Pier Carlo Padoan, Gianni Toniolo.
Secondo il Policy brief, e come riportato da formiche.net, “l’Italia dovrà convivere nei prossimi mesi con la combinazione tra una politica di bilancio nazionale che prevede un aggiustamento molto graduale del saldo primario, in larga parte a causa del trascinamento di una spesa corrente sostenuta, e una politica monetaria che gradualmente si adegua al ritorno dell’inflazione su livelli più in linea con l’obiettivo di medio periodo”.
Il timore – sottolineano gli economisti della SEP – è che persista la difficoltà nell’incrementare gli investimenti pubblici e nel mettere in atto le riforme strutturali. In tal caso, il tasso di crescita tendenziale dell’economia non sarà sufficientemente robusto, rispetto agli interessi da pagare sul debito, per poter generare una riduzione endogena del debito, rendendo a quel punto necessario un più marcato aggiustamento della finanza pubblica.
Da questo punto di vista – prosegue l’analisi – è comprensibile che i partner europei e gli investitori internazionali, presso i quali l’attuale presidente del consiglio gode di grande credibilità siano preoccupati dell’evoluzione del quadro politico.
Lo studio conclude affermando che “il governo italiano dovrebbe impegnarsi ad agevolare la formazione a livello dell’euro area di un policy- mix appropriato della politica economica , cioè di un’opportuna combinazione di politiche di bilancio nazionali e della politica monetaria comune. A questo fine, sarebbe appropriato che l’esercizio di verifica dello stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti del Pnrr venisse incorporato nel semestre europeo e reso permanente”.
Una sfida per la quale Super Mario sembra, anche questa volta, la persona più appropriata.