È importante occuparsi degli altri, e degli altri quando sono infermi, ma è fondamentale la formazione di coloro che se ne occupano.
Padre Agostino, francescano, ma anche Medico e Psicologo, si è preoccupato di tutto questo, e ne ha improntato l’Università Cattolica. Se non avesse avuto la determinazione di realizzare “il sogno della sua anima”, non avremmo l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Spessissimo si tralascia di specificare “del Sacro Cuore”, accade a chi non ne conosce o comprende la genesi. È come togliere il predicato che specifica il ramo della Famiglia di appartenenza. Ne puntualizza e definisce l’identità originaria e ne estrinseca la peculiarità. Non a caso uno dei temi della prova orale da superare per l’ammissione alla Cattolica e di tre materie dei primi anni di studio attengono alla teologia.
Agostino, il frate francescano. La sua fama lo addita solo quale “Gemelli”, e lo colloca in svariati episodi di svariata natura. Comunque stiano gli altri fatti, Padre Agostino è colui che ha reso possibile la realizzazione, insieme con il suo, anche del nostro sogno, di diventare Medici Cattolici. La formazione ricevuta, infatti, si innesta, sì, su una scelta di vita già orientata al prossimo, ma certamente è stata completata dalla crescita spirituale e culturale in un ambiente universitario che è mirabile sintesi della più rigorosa tradizione metodologica con la più spinta avanguardia scientifica.
È stato un onore, per me, ricevere il riconoscimento della Croce Rossa Italiana nel 2020 e, dall’Accademia Internazionale Cartagine, il “Premio Cartagine 2015” per la Sezione Medicina proprio con questa motivazione. Li devo anche all’Università Cattolica del Sacro Cuore, a cui li dedico.
Nonostante la sua perfettibilità, legata alla sua appartenenza al finito, il nostro Ateneo è stato per noi un privilegiatissimo spazio, tangibile e dell’anima, che dobbiamo all’ispirazione di questo frate. Grazie, Padre Agostino.