Ho chiesto all’amico artista di un Comune in provincia di Arezzo, il professore Antonio Caputo (autore di tante copertine dei libri curati in casa Parlamento della Legalità Internazionale) di fissare attentamente il Panthocrator della Cattedrale di Monreale e far in modo che quella luminosità che porta nell’espressione e il messaggio di essere “Luce del Mondo” potesse raggiungere tutti coloro che credono di essere ( credono, non è detto che lo siano) portatori di solarità, ottimismo, bellezza, in una sola parola “Luce”. L’immagine del PAnthocrator consegnato da mani che sanno di lavoro, di sudore, di attività, di sacrifici, rendono l’idea. Quale ci si chiese? quella di rientrare in se stessi, specie a chiusura di anno solare, e porsi delle domande chiavi che mettono a nudo le proprie ferite, la coscienza, il modo di essere e di agire. Riflettere su se stessi, nel silenzio della propria identità e chiedersi quanta solarità e semi di gioia e serenità sono stati posati nel cuore della gente che ha fatto parte del cammino di ciascuno di noi.
Quanti sorrisi, azioni vere e disinteressate sono stati offerti in semplicità di cuore senza covare pensieri contrastanti e menzogne che hanno poi svelato l’inganno dell’azione stessa. Quanti discorsi rimuginati tra cervello e cuore non udendo mai la voce di Chi ( per gli addetti ai lavori si chiama Gesù Cristo) ebbe a dire “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Quante volte il cuore è stato ripulito da risentimenti, pregiudizi, cattiveria farcita da sorrisi falsi, da parole talmente melliflue da creare nausea, concetti partoriti tra falsa bontà e tanta rabbia. Pensare di essere luce, portatori di luce e invece scoprirsi nel buio più totale e di questo buio che avvelena tutto e tutti farsene una ragione di vita. Se non si emana luce nella propria quotidianità automaticamente si fa solo intravedere le tenebre che oscurano mente cuore e anima. Il danno che si fa a chi si incontra, se non si è “Luce” e portatori di un “Vangelo di fraternità pura”, è incommensurabile e tutto andrà ad accumularsi nel labirinto delle tenebre e dell’oscurità della quale si renderà conto. Essere luce, puliti nel cuore, coscienza trasparente, azioni curate con armonia realmente per il bene dell’altro in modo da potersi presentare dinnanzi a Dio (come amava ripetere Madre Teresa di Calcutta) con l’unica valigia piena di gesti di autentica carità vissuta. E lì si brillerà di luce vera.