Qualche mese fa Mark Zuckerberg, patròn indiscusso di Facebook, ha annunciato l’avvio di un nuovo percorso per il social più popolare del mondo: non un semplice cambio di nome (Meta), ma l’avvio di una vera e propria “nuova era” del social network in cui bacheche, post e like, cederanno il passo al Metaverso.
Nei prossimi anni, o forse prima di quanto pensiamo, lo schermo del nostro computer cederà il passo a luogo virtuale dove gli utenti (grazie a speciali visori) vivranno in una realtà parallela e compiranno incontri, riunioni e acquisti tramite il proprio avatar. Un social “3D” dove si potrà interagire con i propri contatti in maniera sì virtuale, ma tridimensionale, immersi a 360° in un mondo parallelo.
Il Metaverso di Facebook
Indubbiamente tale tipo di nuova realtà aiuterà a vivere più agevolmente i rapporti lontani che permetteranno, grazie a speciali visori e dispositivi specifici (come gli Oculus già prodotti da Facebook o appositi guanti per rendere ancora maggiormente immersiva tale realtà) di incontrare il proprio interlocutore e toccarlo, seppur in una realtà che fisicamente non esiste, e che terminerà quando si smetterà di indossare l’apposita strumentazione.
“In questo futuro – ha spiegato Mark Zuckerberg – sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come un ologramma per essere in ufficio senza spostarti, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Sarai in grado di dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre la tua impronta di carbonio”.
Gli aspetti problematici del Metaverso
Accanto a tale impronta filantropica, però, l’iniziativa sta sollevando molti dubbi e perplessità. Se tale tecnologia prenderà piede, quanti saranno ancora disponibili ad uscire da casa per incontrare realmente i propri interlocutori, corteggiare una ragazza ad un bar o dedicarsi al dolce far niente in giro per la città? Chi governerà tutti i dati personali degli utenti in questa “realtà parallela”? Potrebbero realizzarsi, in questo nuovo mondo, reati virtuali? (Si pensi, ad esempio, al “sequestro” di un avatar con una richiesta di riscatto in bitcoin). Tale sistema aumenterà la dipendenza da social? Che effetto tutto ciò avrà sulla salute mentale degli adolescenti (già oggi messi a dura prova da alcune piattaforme social)?
Tutte domande, al momento, senza risposte.