L’aumento dei prezzi comincia a pesare sulla ripresa economica un po’ ovunque. Ormai si è capito che non si tratta più di una fiammata momentanea legata al vorticoso “rimbalzo” delle produzioni, dei commerci e dei consumi. C’è una componente di medio periodo, che si spera non divenga lungo. Si tratta dei costi sempre più alti delle materie prime, dell’energia e delle distorsioni create nelle catene di fornitura dalla pandemia.
Per ora Draghi si mostra tranquillo e punta solo a ridurre gli effetti negativi sulle fasce sociali meno abbienti per le quali si profila un altro intervento per alleggerire le bollette di luce e gas.
Si tratta sicuramente di una decisione giusta e tempestiva che non agisce sull’inflazione ma tenta di ridurne le conseguenze negative su un’ampia area sociale.
Il Presidente del Consiglio da banchiere centrale non è mai stato particolarmente terrorizzato dal mostro dei prezzi che salgono, a differenza dei suoi colleghi francesi e tedeschi. La filosofia di fondo di Draghi è stata ed è favorevole all’espansione economica e non certo a politiche restrittive. In questo modo quando era alla BCE salvò l’euro e con esso le economie europee.
Da capo del Governo italiano il suo compito è più complicato. Draghi deve tenere alta la crescita e nel frattempo augurarsi che l’inflazione non esploda. Il Presidente del Consiglio sa benissimo che una tempesta perfetta potrebbe devastare il nostro Paese se la crescita frenasse, l’inflazione accelerasse e i tassi salissero, facendo gonfiare gli spread e con essi il costo del debito pubblico
A innescare questa tempesta potrebbe essere proprio il Covid: un aumento dei contagi che imponesse restrizioni potrebbe essere l’avvio di un vortice difficile da controllare.
Per questo Draghi mette al primo posto il controllo della pandemia e punta su una crescita nel 2022 che se non proprio del 6,2% di quest’anno, si assesti almeno sopra il 4%.
Con l’inflazione al 6% la Germania sarà presto attraversata dalla solita angoscia contro il peggior incubo dei tedeschi. E inizierà la pressione per un aumento dei tassi. Per nostra fortuna a Palazzo Chigi c’è proprio la persona che più si è’ battuta nella Bce contro le misure restrittive e che farà sicuramente pesare il suo prestigio sulle scelte che dovrà prendere Christine Lagarde. Insomma, un motivo in più per tenersi Draghi a Palazzo Chigi, fino a quando sarà possibile.