A novembre un “rimbalzo” del terzo trimestre, con il Pil in chiusura al 6,3/6,4%. Confindustria vede la ripresa con alcuni ostacoli: “la scarsità di materie prime i contagi e il caro bollette”.
Balzo e rallentamenti
Grazie al robusto rimbalzo del terzo trimestre e ai dati migliorati nei primi tre mesi dell’anno, “il 2021 per l’Italia potrebbe chiudersi con un Pil al +6,3/6,4%, più di quanto previsto in ottobre”, sottolinea Confindustria, si tornerebbe così al livello pre Covid nel 1° trimestre 2022. “Risultato non scontato visti i mancati recuperi nelle crisi precedenti. Nel quarto trimestre”, evidenzia la nota, “però, si sta delineando l’atteso rallentamento, per la scarsità di materie prime e semilavorati e la risalita dei contagi in Italia e in Europa, che fanno perdurare l’alta incertezza. Incertezza accresciuta nelle ultime con i primi casi della nuova variante sudafricana Omicron”.
Imprese e occupati in crescita
La fiducia, nel rilievo di Confindustria, è in crescita, le imprese di servizi hanno retto a novembre, con buone attese sugli ordini, mentre il Pmi ha iniziato il 4° trimestre in calo, sebbene sopra i 50 punti. Una frenata fisiologica.
Si conferma l’andamento positivo, inoltre, nel 2021: il numero di occupati, dopo il minimo nel 1° trimestre, “ha recuperato più di metà della caduta fino a settembre”, calcola Confindustria, “mentre i dipendenti sono quasi ai livelli pre-pandemia (-62mila unità i permanenti, -14mila i temporanei), il calo dei lavoratori indipendenti non si è ancora arrestato (-312mila). Da gennaio ad ottobre, le attivazioni nette sono state circa 600mila, quasi 500mila in più rispetto al 2020 e oltre 190mila in più rispetto al 2019.
Il traino dei consumi
La rilevazione di Confindustria indica nei consumi privati il traino della crescita. I margini recupero sono ampi: la spesa in servizi è ancora compressa; così come le immatricolazioni di automobili, che stanno recuperando, ma in misura parziale rispetto al crollo del 2020 (+12,8% fino a ottobre, dopo -30,9%).
Caro energia
A preoccupare le imprese sono proprio i prezzi dell’energia. Il prezzo del gas naturale, che fino ai primi mesi del 2021 era rimasto contenuto, si è progressivamente impennato a partire da maggio. “Ora è la commodity che mostra il rincaro maggiore: +430% nel corso di quest’anno, cioè prezzo quintuplicato”, sottolinea Confindustria, “Il balzo del prezzo del gas ha determinato un forte effetto di spillover sul petrolio, salito in ottobre da 75 a 84 dollari al barile, dopo una quasi-stabilizzazione che durava da alcuni mesi. Tra i principali paesi europei, l’Italia è quello più esposto al rincaro del gas naturale”. L’anno peggiore, finora, è stato il 2012, al culmine del precedente picco dei prezzi delle commodity: la bolletta energetica era arrivata a 64,9 miliardi.