Dopo anni di incomprensioni e anche di concorrenza non sempre leale, l’Italia e la Francia firmano oggi un importante trattato. Il Parlamento potrà pronunciarsi a favore o contro solo a cose fatte è questa la procedura. Sono molte le aspettative magari, par di capire, si tratterà di un trattato che fissa un metodo più che dei contenuti.
Il metodo è quello ovviamente della consultazione preventiva e della cooperazione attiva per evitare che ognuno vada per la sua strada e che si possano verificare, come si sono verificati, episodi molto gravi che hanno visto Francia e Italia su due sponde diverse e spesso opposte.
Il caso della Libia con l’attacco a Gheddafi, le tematiche dell’immigrazione con i respingimenti fatti alla frontiera francese, le fusioni e le acquisizioni di società che la Francia ha spesso bloccato o boicottato in barba alle normali regole del mercato Insomma ne abbiamo viste abbastanza di tutti i colori.
D’altro canto l’Italia non ha brillato per iniziativa diplomatica. Durante il governo Conte 1 abbiamo addirittura provocato una crisi con Parigi quando alcuni membri del governo andarono a manifestare con i gilet gialli e qualche altro addirittura chiese le dimissioni del presidente Macron. Acqua passata? Speriamo di sì perché andare avanti come abbiamo fatto finora non aiuta nessuno.
Sarebbe sbagliato illudersi che oggi nasca un asse Parigi-Roma in grado di marginalizzare Berlino. Finita l’era Merkel la Germania è alla ricerca ovviamente di un ruolo autorevole che non è automaticamente perduto. L’auspicio è che chiuse le controversie tra Parigi e Roma il prossimo passo sia un accordo che rilanci l’Europa facendo leva su Italia-Francia-Germania e possibilmente a breve anche la Spagna).
Si potrebbe così creare un nucleo trainante di Paesi saldamente europeisti per un’ accelerazione dell’integrazione e per il rafforzamento delle strutture comunitarie. Sarebbe la risposta migliore contro le spinte sovraniste e le oltraggiose manovre che Ungheria e Polonia stanno svolgendo nei confronti dell’Europa.