“Sminare”, “Vietnam”, “Bandiere”, più che una finanziaria le parole assunte per descrivere la sua approvazione, sono da bollettino di guerra. Il campo di battaglia è quello descritto dai leader politici che, tuttavia, hanno deciso formalmente di blindare la manovra, il Governo e Draghi. Sullo sfondo le elezioni del capo dello Stato e in primo piano la manovra di Bilancio riscritta e appesantita da 219 articoli, i programmi dove investire i 30 miliardi della dote economica.
Sulla carta i partiti annunciano convergenza sulla proposta del segretario Pd Letta, di “sminare” il percorso approvare la Legge eppoi discutere del capo dello Stato. Due questioni cruciali che dovranno dar vita a scenari nuovi. Il primo il ritiro dai propositi ostruzionisti degli “insoddisfatti” della Manovra di bilancio che dovranno deporre le armi del voto contrario; il secondo scenario è un accordo che appare molto distante e tutto da costruire tra i partiti per il nome del prossimo presidente della Repubblica.
Manovra, le incertezze
Il Bilancio inizia dal Senato il suo iter parlamentare, cade per coincidenza in una giornata in cui alle 1730 i leader di Cgil, Cisl e Uil si ritroveranno a Palazzo Chigi seduti davanti al premier Draghi e ai ministri di Economia, Lavoro e Pubblica amministrazione, Daniele Franco, Andrea Orlando e Renato Brunetta. Si cercherà di riannodare i fili della riforma delle pensioni in un clima non certo favorevole ad una rapida soluzione dei contrasti. I segretari Landini, Sbarra e Bombardieri, in queste ore ribadiscono che la bozza di legge di bilancio non “dà risposte sufficienti per contrastare le diseguaglianze sociali, economiche e geografiche del Paese”. Ancora più drastico il giudizio sulla riforma delle pensioni, Cgil, Cisl e Uil contestano la proposta del Governo di “Quota 102” e prevedono un piano previdenziale che permetta una uscita a 62 anni di età, con 41 anni di contributi senza limiti di età. Scelta che l’esecutivo Draghi ritiene poco praticabile
sul piano dei costi. Tuttavia una nuova rottura dopo quella che si è consumata il 26 ottobre riaccenderebbe un conflitto tra parti sociali e Governo con effetti imprevedibili su tutto. Con il rischio di sciopero generale e una Finanziaria in balia di tensioni politiche e sindacali.
I partiti studiano le mosse
La partita politico e istituzionale in atto in questi giorni è complessa. La legge finanzia al di là delle buone intenzioni è sotto assedio. Le pressioni maggiori non arrivano solo dai sindacati ma dagli stessi partiti della eterogenea e oggi conflittuale maggioranza di Governo. In ballo ci sono provvedimenti “identitari” come ad esempio il Reddito di cittadinanza, pensioni, tasse e Superbonus; provvedimenti che ciascuno chiede di “migliorare” o riformulare. La misura più contesa e contestata è il Reddito di cittadinanza che il gruppo dei 5S provano a difendere con alcune restrizioni, mentre da Lega e Forza Italia arriva, la bordata: “Togliamo fondi al reddito difeso dai Cinque Stelle”. L’idea del segretario Enrico Letta è quella di evitare il “Vietnam” e trovare un accordo tra tutti i partecipanti al Governo. “Ognuno rinunci alla sua bandiera per un risultato condiviso da tutti”, dice Letta che preme per un patto di tutti i leader con Mario Draghi “per mettere al sicuro la legge di Bilancio”. Proposta condivisa dalla Lega, con Salvini che annuncia “piena disponibilità a collaborare”. Pone però una richiesta perentoria ai 5S, “eliminare gli sprechi e gli abusi del Reddito di cittadinanza e destinare più risorse per taglio delle tasse”. Il che equivale a dire rompiamo tutto. Dall’opposizione la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni spera di “essere ascoltata” con la richiesta di nuovi cambiamenti della Finanziaria.
Il silenzio di Draghi
Il premier finora non ha commentato le proposte e le divergenze tra i partiti così come le critiche dei sindacati. Il presidente del Consiglio ritiene la sua linea corretta e utile al Paese, un percorso di “Protezione sociale e della crescita del Pil”, che sono le fondamenta giuste e solide, a suo giudizio, della prima legge di bilancio del Governo. Dalla riunione e riuscita del vertice di oggi con i sindacati si capirà se lo “sminamento” è in atto. Oppure tutto concorre al “Vietnam” con l’obiettivo di condizionare le imminenti scelte sul nome del successore del presidente Mattarella.
– precisa Letta – . Subito dopo, cominciamo a parlare dell’elezione del nuovo capo dello Stato”. Per Letta nella maggioranza c’è “uno sfilacciamento in corso che temo moltissimo, perché in questo momento c’è bisogno dell’opposto. Un’assunzione di responsabilità delle forze politiche a sostegno di Draghi. Un patto tra i partiti che sostengono questo governo. Propongo un incontro di tutti i leader della maggioranza con il premier perché questo accordo sia formalizzato: blindiamo la manovra e gli aggiustamenti necessari che concorderemo insieme in Parlamento. Ognuno rinunci alla sua bandiera per un risultato condiviso da tutti”. Quanto alla legge di bilancio, Letta aggiunge: “Immaginare che sulla prima manovra di questo governo ci possa essere un Vietnam parlamentare non è accettabile”. L’intesa trai partiti di maggioranza servirà anche in chiave Quirinale che “è il secondo tempo – aggiunge Letta – . Se non si spostano a dopo l’approvazione della manovra le giuste e legittime discussioni che dobbiamo fare sulla migliore soluzione per il Colle ne andrà di mezzo la legge di bilancio e saliranno le tensioni nel Paese. Le strategie sul prossimo presidente
non possono interferire su decisioni che milioni di cittadini attendono, come quelle sulle pensioni. Altrimenti finiremo per alimentare l’idea che la politica è diventata l’ostacolo. E poi alle elezioni dovremo andarci noi”.
Aperture da Lega a Forza Italia
Il centrodestra di governo si siede volentieri al tavolo di Enrico Letta. Il vertice dei leader sulla manovra trova consensi unanimi, ci sono 8 miliardi da spendere e per una volta si può evitare di lasciare tutte le decisioni nelle mani di Draghi. Anche L’attività di sminamento però non è così semplice, visto che l’ex ministro dell’Interno mostra di non voler cedere un millimetro sul cavallo di battaglia degli ultimi giorni: «Il partito insiste sulla modifica del reddito di cittadinanza per La proposta è contenuta in un emendamento depositato in Senato a firma Salvini. Una mina, appunto, sulla stabilità della maggioranza. Matteo Salvini, “ribadisce la piena disponibilità a collaborare, come già aveva proposto il 13 ottobre al Presidente Mario Draghi”.
Per questa ragione, CGIL CISL UIL, avviano un percorso di mobilitazione per migliorarne i contenuti nel solco della piattaforma unitaria.
PENSIONI
Migliorare Opzione donna e rafforzare l’Ape sociale estendendo la platea dei lavori gravosi e usuranti.
FISCO
Incrementare le risorse da destinare alla riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati.
Contrastare lavoro nero, evasione ed elusione fiscale.
Basta incentivi a pioggia alle imprese.
LAVORO
Servono investimenti per creare buona occupazione, ammortizzatori sociali universali e politiche attive.
Contrastare la precarietà e rilanciare il potere di acquisto di salari e pensioni.
Occorre stabilizzare il lavoro e rilanciare le assunzioni nei settori pubblici, a partire da sanità e scuola.
SVILUPPO
Rafforzare le politiche industriali e di sviluppo.
Sbloccare gli investimenti in ricerca, innovazione e formazione.
Affrontare le sfide della transizione ambientale e digitale.
Risolvere le tante crisi aziendali ferme da troppo tempo al Mise.
SOCIALE
Incrementare le risorse e introdurre i livelli essenziali in vista della legge sulla non autosufficienza.
Contrastare la povertà, migliorando il reddito di cittadinanza e potenziando le politiche di inclusione.
La sessione di bilancio parte domani in Senato, dov’è arrivata la
manovra da 30 miliardi. Ma le acque delle politica già ne minacciano il percorso.