Una percentuale che cresce fino a 9 su 10 tra i giovani; due italiani su tre lo chiedono in aiuto al medico di famiglia, negli ospedali, nei servizi sociali, nelle carceri;
sette lavoratori su dieci lo vorrebbero nelle aziende. Sono alcuni dei numeri diffusi dal presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari, in occasione delle Giornata nazionale della Psicologia, celebrata con un convegno a Roma al quale hanno preso parte numerosi esponenti del mondo delle istituzioni, della politica, della società, della medicina e dello sport, a partire dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Un allarme sociale e un vero e proprio appello alle istituzioni, quello lanciato dal presidente del Cnop che parla di un “crescente bisogno psicologico nel Paese, di una forte richiesta da parte dei cittadini di una rete sociale per difendere e promuovere il benessere psicologico” che si scontra però, ha avvertito Lazzari, “con una risposta pubblica carente nonostante le normative avanzate che, sulla carta, garantiscono l’assistenza psicologica”.
Gli psicologi nel pubblico per quanto riguarda il nostro Paese sono 5mila, con una media che si attesta a 5,3 per 100mila abitanti, esattamente la metà di quella dei Paesi più avanzati secondo un report dell’Oms. E a confermare questo quadro è stato proprio il ministro Speranza: “Oggi la risposta pubblica in termini di assistenza di fronte alle domande e necessità di aiuto psicologico ai cittadini è al di sotto delle aspettative. C’è un problema di personale che è fondamentale risolvere, ma oggi ci sono risorse che non c’erano e dentro la riforma del Servizio sanitario nazionale, e anche nella sfera dell’assistenza psicologica, si devono fare passi in avanti”. A confermare la maggiore richiesta di aiuto psicologico da parte degli italiani è stato il vicepresidente dell’Istituto Piepoli, Livio Gigliuto, presentando l’ultima indagine realizzata dall’istituto demoscopico secondo la quale gli italiani “faticano a mettersi alle spalle la pandemia psicologica”, conseguenza della crisi da Covid-19, e “il 10% circa della popolazione appare più stressata rispetto al periodo pre-Covid. A subirne di più le conseguenze – ha continuato – sembrano essere i giovani, tra i quali, come emerge da un’altra ricerca svolta a fine 2020, la gioia era presente solo nel 2%”.
E a proposito dei giovani, Gigliuto sostiene che per combattere questa pandemia psicologica, secondo gli italiani un ‘vaccino’ sarebbe rappresentato proprio dal supporto e dalla presenza di psicologi nelle scuole, “gradita a più di 8 cittadini su 10″, in particolare gli italiani si aspettano che i ragazzi ottengano dagli psicologi quell’ascolto e quel confronto che tanto sono mancati ai giovani negli ultimi 20 mesi”.
Una richiesta che sembra trovare ascolto nella proposta di legge presentata dal deputato di Coraggio Italia, Emilio Carelli, di inserire uno psicologo in ogni scuola italiana per intercettare il disagio mentale post-Covid, per fare un’azione di prevenzione e per aiutare i ragazzi nell’affrontare i problemi psicologici: “C’è una proposta di legge presentata alla Camera, che prevede la figura dello psicologo in ogni scuola. In Italia ci sono 37mila istituti tra primari e secondari. Finora alcune scuole autonomamente e con propri mezzi hanno chiesto l’aiuto per una consulenza a uno psicologo part-time. La mia proposta è un professionista iscritto all’Ordine assunto a tempo indeterminato con regolare concorso”.
Una soluzione che, secondo Carelli, servirebbe a “intercettare situazioni di disagio a seguito della pandemia, ma anche i casi di bullismo e cyberbullismo, e le difficoltà di apprendimento e dislessia. Spero calendarizzata, per poi essere approvata prima della fine della legislatura”.