Dalla COP 26 di Glasgow stop ai crediti all’esportazione ambientalmente dannosi. Per Greenpeace, Legambiente e WWF Italia “sono questi i segnali concreti sulla strada della decarbonizzazione che auspichiamo escano dalla COP 26: bene che l’Italia, aderendo alla iniziativa promossa dal governo UK, sia fra le nazioni leader a livello mondiale che hanno deciso a Glasgow di porre fine ai finanziamenti all’estero a sostegno dei combustibili fossili. Mettere fine ai Sussidi Ambientalmente Dannosi forniti dall’Italia fuori dai confini è un ottimo segnale che speriamo si traduca, come chiesto nel Green Deal Europeo, nella definizione di una roadmap per la progressiva cancellazione dei SAD, entro il 2030, per i combustibili fossili anche nel nostro Paese che ancora oggi ammontano a 17,7 miliardi di euro”.
“Nel 2015 – continuano gli ambientalisti – l’Italia è stato il terzo paese al mondo a fornire crediti per progetti all’estero finanziati con fondi pubblici (14), preceduta da Germania (31) e Danimarca (18). Anche in termini finanziari l’Italia è stata il terzo paese a sostenere il maggior volume di esportazioni con 1,87 miliardi di Diritti Speciali di Prelievo (DSP)[1], preceduta dalla Germania (3,58 miliardi di DSP) e dal Giappone (2,40 miliardi di DSP). Il ruolo principale dei crediti e delle garanzie all’esportazione è quello di promuovere il commercio in un ambiente competitivo, fornendo incentivi economici positivi per le imprese e gli attori privati per entrare in mercati rischiosi. Ma le stesse istituzioni multilaterali non hanno chiare restrizioni in merito a quali tecnologie evitare di finanziare, con la conseguenza di fornire comunque importanti agevolazioni a progetti ad alto impatto ambientale, spesso giustificati da obiettivi di sviluppo non necessariamente sostenibili per i paesi in cui l’attività è condotta”.
“Per questo la decisione di oggi è un ulteriore passo avanti – riguardando non solo il carbone ma tutti i combustibili fossili – verso la sostenibilità ambientale delle scelte dei Paesi più ricchi sulla strada della decarbonizzazione”, concludono Greenpeace, Legambiente e Wwf.