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Le trappole del Quirinale

martedì, 2 Novembre 2021
1 minuto di lettura

Mancano 90 giorni all’elezione del nuovo Capo dello Stato. E si è accesa l’italica passione per le manovre più o meno palesi e per gli scenari più o meno nascosti. I punti in discussione sono due.

Il nuovo Presidente scioglierà subito le Camere anticipando di un anno le elezioni? Mario Draghi lascerà Palazzo Chigi per il Colle più alto? In un certo senso le due questioni si intrecciano.

Se Draghi sarà eletto, qualche minuto prima che venga proclamato il risultato dello scrutinio, dovrà affrettarsi a salire al Quirinale per dimettersi nelle mani del Presidente uscente.

Il governo Draghi, dopo meno di un anno di vita, si dissolverà e con esso la complessa maggioranza che lo ha sostenuto. Difficilmente dal Quirinale Draghi riuscirà a ricostituire una coalizione ampia. I partiti si metteranno subito a litigare e le elezioni anticipate saranno pressoché inevitabili. Sbaglia il leader dei 5 Stelle Conte a pensare che con Draghi al Quirinale si possa formare un altro governo di fine legislatura. Questo scenario turba i sonni dell’Europa, Francia e Germania in prima linea. Che fine farà il Pnrr con cinque mesi di campagna elettorale e l’incertezza sul nuovo governo? E i fondi del Next generation Eu continueranno ad arrivare?

Se Draghi rimarrà a Palazzo Chigi, il successore di Mattarella non avrà motivo di sciogliere le Camere, almeno fino a quando la maggioranza attuale reggerà. E tutto lascia pensare che sarà così, visto che Salvini, il giamburrasca di questo Governo, dichiara di non volere elezioni anticipate, anche perché il suo partito attraversa una fase non buona.

Chi sarà il successore di Mattarella? Nessuno lo sa. Chi entra papa esce cardinale dal conclave laico delle elezioni presidenziali e, a parte Berlusconi, nessuno finora si è esposto, ma in tanti ci sperano.

Sulla carta a Berlusconi mancano una quarantina di voti. Se non ce la fa al quarto scrutinio, quando basta la maggioranza semplice, tutto si complicherà: veti incrociati, risentimenti e franchi tiratori creeranno un’impasse. Per superarlo, a quel punto, un secondo mandato per Mattarella non sarà impossibile.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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