Nella grande bellezza romana che domina è l’ora dell’ottimismo, della volontà di superare i conflitti, delle riappacificazioni: è un G20 davvero insolito, in cui trionfa uno spirito costruttivo che non si vedeva da tempo.
Biden che si scusa con Macron, Draghi che fa la pace con Erdogan, il leader turco che si riconcilia con Ursula von der Leyen, Johnson che getta acqua sul fuoco della guerra della pesca con la Francia, gli Stati Uniti e l’Europa che aprono ad una ripresa dei negoziati sul nucleare dell’Iràn. E Bolsonaro che indossa la mascherina… Una sequenza di bei gesti che preludono ad un miglioramento complessivo della cooperazione internazionale.
Non è solo il trionfo del multilateralismo, che si afferma dopo la visione esasperata dell’unilateralismo di Trump. I grandi della Terra riuniti a Roma rappresentano Paesi che producono l’80% della ricchezza mondiale e sembrano oggi più consapevoli che devono cambiare registro se tengono a cuore le sorti del mondo, anche della parte più debole che non fa parte del salotto buono. Da qui l’enfasi sulla cooperazione nella vaccinazione dei paesi poveri
Putin e Xi sono rimasti a casa per prudenza sanitaria. Peccato. Avrebbero tratto beneficio anche loro da quest’atmosfera di distensione internazionale. Non è il momento dei guerrafondai e dell’aggressività.
Grande successo per l’Italia e per l’impronta data da Mario Draghi basata sulla instancabile ricerca del consenso e non sull’esasperazione delle divergenze. L’approvazione definitiva della minimum tax segna una svolta importante per il prestigio di Biden che fa dimenticare l’uscita poco onorevole degli Usa dall’Afghanistan e ricolloca l’America al centro dello scacchiere internazionale come leader di un mondo libero e dialogante.
Rimangono aperti tanti problemi, in particolare gli ostacoli di India e Cina sul clima. Ma si continua a trattare e questa è la buona notizia.
Il mondo può essere migliore se le potenze capiscono di essere sulla stessa braca e smettono di litigare.