Nella Giornata mondiale del #GlobalStrike per l’Ambiente, i Fridays for future sono tornati in piazza dopo la mobilitazione del 24 settembre, quando oltre 800mila persone hanno scioperato in più di 1.500 località per partecipare allo sciopero globale per il clima.
Ai Governi i ragazzi chiedono responsabilità decise, immediate ed efficaci. “Non c’è tempo per tergiversare – dicono i giovani attivisti -, non c’è spazio per l’ambiguità, è ora di trasformare le parole in azione, i piani e i buoni propositi in provvedimenti attuativi concreti. Questa è un’emergenza e ne va della nostra vita, qui e oggi”. In tantissime città italiane, da Milano a Messina, il 22 ottobre sono stati quindi organizzati flashmob di protesta: “Secondo il rapporto dell’UN Climate Change – hanno detto gli organizzatori – le emissioni globali aumenteranno del 16% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010. Questo mette il mondo rovinosamente fuori strada dal raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C”.
Abolire i sussidi statali dannosi
Al ministro Cingolani i Fridays for future hanno chiesto di azzerare i circa 20 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi e di destinarli a una giusta transizione. “Cingolani si è detto d’accordo”, hanno sottolineato i ragazzi capitanati da Greta Thunberg, ma di fatto questi tagli ancora non sono stati fatti. Secondo l’ultimo Catalogo del Ministero dell’Ambiente del 2020, i sussidi dannosi (Sad) vengono stimati in 19,7 miliardi di euro, e fra questi i sussidi alle fonti fossili pesano 17,7 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti i sussidi di incerta classificazione (8,6 miliardi di euro) e quelli ambientalmente favorevoli (Saf), pari a 15,3 miliardi di euro. Come a dire che lo Stato impiega più risorse in attività che reputa dannose per l’ambiente rispetto a quelle ritenute sostenibili.
La minaccia del nucleare
«Il ministro – fanno sapere gli attivisti – ha dichiarato che le false soluzioni come l’idrogeno blu e il Ccs (Cattura e sequestro del carbonio), che non sono nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, non vanno finanziate pubblicamente. Non ci sarà però un intervento per vietarle ai privati e alle grandi partecipate dell’energia italiane. Tra le soluzioni energetiche ha inoltre escluso l’uso del nucleare in Italia e la contrarietà al suo riconoscimento a livello europeo come fonte rinnovabile». Una ipotesi che, invece, è tornata a circolare in questi giorni in Europa.
Greta e i suoi giovani seguaci
Ma chi sono i Fridays for future? Tutto nasce da una giovanissima Greta Thunberg, allora sconosciuta 15enne, che il 20 agosto 2018 decide di non andare a scuola fino alle elezioni svedesi con l’obiettivo di protestare contro il governo Affinché rispettasse gli accordi di Parigi sulle riduzioni delle emissioni di CO2. Dopo le urne, Greta torna a scuola ma ogni venerdì sciopera per il clima. È l’inizio di un movimento globale, spontaneo e pacifico, che letteralmente significa “venerdì per il futuro” e che riconosce in Greta la propria figura di spicco ma senza un vero e proprio leader. Prossimo appuntamento, sabato 30 ottobre a Roma in occasione del summit conclusivo del G20, anticipato dal corteo studentesco nella mattina di venerdì 29 ottobre.