Tanto tuonò che piovve. La decisione, attesissima, della Corte Suprema inglese è infine giunta per voce di quella che è stata già definita da molti un’icona, Lady Hale. In un’uggiosa mattina d’inizio autunno il più alto organo di giudizio inglese ha infatti sancito, con parere unanime, l’illegittimità della decisione del primo ministro britannico di chiudere i lavori parlamentari per cinque settimane.
Da New York dove è impegnato nei lavori del summit delle Nazioni Unite, Boris Johnson si dice in profondo disaccordo con il pronunciamento della Corte. Nel frattempo, la sterlina ha fatto registrare un balzo pari allo 0.5% sull’euro. Il motivo, spiegano gli analisti, è che questa sentenza evita incertezze su future decisioni. E agli investitori, si sa, le incertezze non piacciono.
LE OPPOSIZIONI
Dal palco del congresso del principale partito di opposizione, il Partito Laburista, Jeremy Corbyn ha dichiarato che il primo ministro ha sbagliato e deve dimettersi. Il partito liberaldemocratico, in forte ascesa nel Paese e che ha una posizione netta sulla Brexit ovvero revocare l’Articolo 50 che obbliga il Regno Unito ad uscire dall’Unione Europea, ha fatto sapere tramite la sua leader, Jo Swinson, che la sentenza dimostra come il primo ministro non sia in grado di governare, che la sua condotta illecita ha confermato la volontà di non rendere conto del proprio operato, perciò Boris deve dimettersi subito. I verdi, attraverso Caroline Lucas, hanno invece definito al sentenza “un punto di svolta”.
LA REGINA
L’imbarazzo del Palazzo Reale, fanno trapelare fonti di stampa, è massimo. Se infatti la Regina può agire solo sotto consiglio del primo ministro appare evidente che sia stata manipolata, alla luce della sentenza. A leggerla in controluce, infatti, la mossa di Johnson ha tutti i tratti di un azzardo politico messo in atto per portare a casa una Brexit “a tutti i costi” al solo scopo, fonti autorevoli sostengono, di sconfiggere il Brexit Party di Nigel Farage, evitare al Partito Conservatore l’oblio per almeno un paio di generazioni dopo la tossicità di questo triennio e garantire, a lui, una statua. Per sua stessa ammissione, infatti, Boris non ha mai fatto segreto di aver appeso la penna al chiodo perché ai giornalisti non vengono erette statue.
L’EROINA
Tuttavia, l’eroina della giornata è Gina Miller, una donna d’affari che dal giorno del referendum é in prima linea nella battaglia contro la Brexit e finora è riuscita a riportare due importanti vittorie contro il governo. Quella odierna, dice, deve essere celebrata da tutti a prescindere dai colori politici. La sovranità del parlamento è salva e per questo si tratta di una sentenza dal valore storico maggiore della Brexit, spiega.
BERCOW RIAPRE IL PARLAMENTO
Cosa accade adesso? Nella patria di Shakespeare, se non fosse che a viverci dentro si rasentano i confini dell’incubo, la narrazione sulla Brexit non si presta mai alla noia. Un colpo di scena dopo l’altro e l’opera si conferma degna della fantasia del miglior drammaturgo. Per cui è presto per fare ipotesi, come anche questi tre lunghi anni ci hanno insegnato.
Tuttavia, mentre qualcuno ha già chiesto la testa di Dominic Cummings, consigliere personale di Boris e discusso personaggio che della vittoriosa campagna del Leave ne è stato l’artefice, alcuni parlamentari dell’opposizione hanno già raggiunto i propri scranni in parlamento in attesa della riapertura dei lavori convocati per domani mattina dallo speaker della Camera, John Bercow. To be continued…