67 anni fa Alcide De Gasperi si spegneva dopo una vita dedicata al suo Paese e all’impegno politico nella Democrazia cristiana. È stato il più grande statista della storia repubblicana, artefice della ricostruzione, dell’ingresso dell’Italia nell’ Alleanza atlantica e della costruzione dell’Europa. La sua eredità politica avrebbe bisogno di trovare un nuovo interprete per i nostri tempi. Sarà Mario Draghi?
Le nuove generazioni conoscono poco o nulla della storia del secondo dopoguerra. Una delle più gravi lacune della nostra istruzione pubblica. Chi, dall’età di 18 anni va a votare, forse capirebbe di più quel che sta succedendo se gli venissero spiegate le vicende di quei difficilissimi anni, dopo le tragedie della guerra voluta da Hitler e Mussolini e della sanguinosa lotta contro il fascismo. E forse si farebbe strada tra i giovani anche un’altra idea della politica, nobile e plasmata di forti motivazioni etiche e sociali, se davanti alle loro menti passassero figure come quelle di Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi.
Le commemorazioni sono, in genere, occasioni per retoriche rievocazioni che non risvegliano la memoria storica e lasciano il tempo che trovano.
Quella di De Gasperi è invece un momento di riflessione su una concezione della politica basata su grandi ideali, visioni lungimiranti e impegno per il bene comune con un forte senso dello Stato: un insieme di virtù politiche che De Gasperi incarnò ad un livello ineguagliato nei 67 anni trascorsi dalla sua scomparsa.
Negli 8 governi che guidò, De Gasperi incarnò l’immagine di un’Italia consapevole delle sue debolezze, dei terribili errori commessi da chi l’aveva privata della liberta, della democrazia e della pace. Un’Italia che voleva rialzarsi con umiltà e orgoglio e dimostrare di essere capace di grandi scelte coraggiose e di realizzazioni straordinarie. Come testimoniò nel celebre discorso alla conferenza di Pace di Parigi (https://www.youtube.com/watch?v=pBaPZT_QX9E) il cui testo riproduciamo integralmente (Discorso alla Conferenza di pace di Parigi, 10 agosto 1946)
LE SCELTE CHE SALVARONO L’ITALIA
De Gasperi fece le scelte che ancorarono il nostro Paese alle democrazie liberali ed evitarono che finissimo tra le maglie soffocanti del comunismo, scongiurando al popolo italiano un futuro infausto fatto di mancato sviluppo e libertà asfittica.
Il solido rapporto con gli Stati Uniti e insieme la volontà di costruire un’Europa di pace e cooperazione furono i capisaldi della sua politica internazionale. L’impulso per la ricostruzione e il “miracolo economico” che ne conseguì fu l’altro capolavoro di De Gasperi che insieme a Einaudi impostò una politica economica di mercato, non protezionista ma attenta ai problemi sociali.
UNA CONCEZIONE ALTA DELLA POLITICA
De Gasperi capo politico fu sempre rigoroso e coerente con i suoi valori cristiani, anche quando si oppose alla volontà di Papa Pio XII che gli chiedeva di avallare la sciagurata operazione impropriamente denominata “Sturzo” che prevedeva l’alleanza della DC con le destre per il Campidoglio. Subì con dignità l’umiliazione di vedersi dal Pontefice cancellata la visita privata in Vaticano che era stata fissata per lui e la sua famiglia. De Gasperi è “Servo di Dio” e dal 1993 è in piedi una procedura per la sua beatificazione.
Che la Chiesa gli dia o no questo riconoscimento nulla toglie e nulla aggiunge al giudizio che la storia ha già dato di lui e che lo vede come lo statista più prestigioso e autorevole della storia repubblicana.
IL DE GASPERI DELL’ITALIA DI OGGI
Oggi l’Italia avrebbe bisogno di un personaggio della statura di De Gasperi, capace di dialogare con autorevolezza e credibilità con i leader mondiali, in grado di essere l’interlocutore affidabile degli Stati Uniti e il più convinto assertore dell’indispensabile legame tra un’Europa più unita e l’America, soprattutto in questa fase in cui il gigante americano è alla difficile ricerca di un nuovo ruolo nello scacchiere mondiale che non sia quello dell’isolazionismo autolesionista.
Il nuovo De Gasperi dovrebbe essere anche in grado di riunire e rappresentare l’Italia che non si piange addosso, che non si abbandona a predicazioni demagogiche e populistiche, l’Italia che si rimbocca le maniche che tira fuori le sue competenze e la sua passione per realizzare progetti ambiziosi, con serietà e impegno.
Mario Draghi è oggi la personalità che più si può avvicinare al profilo degasperiano. Da soli sei mesi al Governo ha ridato autorevolezza all’Italia e anche alla politica. Se Draghi, completata l’opera del governo, decidesse di diventare leader politico forse De Gasperi ne sarebbe contento.