Nel corso dell’ultimo anno è partita la trattativa riservata per la valutazione dell’acquisizione di MPS da parte di Unicredit. Acquisizione che prevede ancora moltissimi pasaggi e molte condizioni poste dall’attuale Ceo Unicredit Andrea Orcel, come, ad esempio, “l’assenza di impatti sul capitale” e l’assenza degli Npl (non performing loan). Anche le cause legali, ca va sanz dire, non rientreranno tra i margini di trattativa. In questi 40 giorni si dovrà decidere non solo quali parte eventualmente assorbire, ma anche se portare avanti l’operazione o meno.
Non bisogna dimenticare che il Tesoro, per onorare gli impegni presi in sede comunitaria, dovrà uscire da MPS entro la fine del 2022. Gli stress test condotti da Eba e Bce in capo alla banca di Rocca Salimbeni hanno rilevato senza dubbio un’elevata carenza di capitale.
I TRE UOMINI CHIAVE
Pier Carlo Padoan, presidente di Unicredit, ha approvato sul finire della settimana appena conclusasi l’avvio delle trattative con il Mef, presieduto dal ministro Daniele Franco. Il tutto è stato sugellato dal comunicato del Ceo Andrea Orcel. Nella nota diffusa a margine del comunicato è evidente come si punti, attraverso l’acquisizione di MPS, alla rete commerciale, presupposto per rafforzare la presenza della banca di Piazza Gae Aulenti al centro nord, soprattutto in Toscana. E come invece si tenterà di fare una cernita degli assets considerati non appetibili, come accennato ad inizio del presente articolo.
LA RISPOSTA DEL MERCATO
La Borsa premia il colosso guidato da Orcel : in borsa, nella giornata di venerdì, Unicredit è balzata del 5,24% a 10,348 euro. Mps, invece, dopo non essere riuscita a fare prezzo, ha segnato un rialzo del 10,7%.
Titolo Unicredit. Fonte: Investire.biz.
UniCredit oltre alle notizie di M&A, ha pubblicato i conti del 2° trimestre 2021. La banca ha reso noto di aver registrato un utile netto contabile per 1,034 miliardi di euro e ricavi per 4,4 miliardi di euro. Entrambi i dati sono stati superiori al consensus della banca che si attendeva misurazioni a 736 milioni di euro e 4,25 miliardi di euro.
L’utile netto alla base per le politiche di distribuzione del capitale è pari a 1,1 miliardi di euro. Il fatturato, cresciuto del 5,5% su base annua, è stao realizzato per il 21% grazie alle commissioni e per il 19,1% ai proventi da negoziazione. Il Cet1 fully loaded si è attestato al 15,5%, il rapporto tra crediti deteriorati lordi e il totale dei crediti è al 4,7%, le sofferenze sono scese del 34% su base annuale, mentre le inadempienze probabile sono salite del 12,1%.
Gli analisti si dividono tra cauti e positivi rispetto all’operazione, che potrebbe segnare un grosso passo avanti (o indietro) rispetto alle politiche di crescita della Banca. Tutto dipenderà dall’esito della trattativa e della due diligence.