Nell’esperienza comune di molti operatori del settore, è frequente sentire una risposta del tipo “io adesso non voglio investire; il momento non è buono..”. In questa risposta c’è ancora, a torto o ragione, frutto anche di un mercato dove a volte si vende per consulenza tutt’altro, il mito dell’investimento calato dall’alto , a pioggia, sui clienti, per soddisfare un bisogno dell’interlocutore di “piazzare” qualcosa.
INVESTIRE E’ UNO STRUMENTO NON UN FINE
Il paradigma è tutto al contrario: obiettivo di un operatore qualificato è seguire una famiglia, un imprenditore, un professionista, un’azienda nel suo percorso di vita, nella sua evoluzione, qualificandone le esigenze (che per un periodo possono essere anche di tenere i risparmi sul conto) a 360° per diventarne un punto di riferimento nelle scelte finanziarie, ereditarie, di gestione delle risorse materiali e immateriali del proprio cliente. Gli assets più importanti sono le esigenze personali, i desideri, gli obiettivi economici ma anche e soprattutto affettivi (voglio che i figli abbiamo un immobile per uno; oppure assistere il proprio genitore anziano senza fargli mancare nulla attraverso strumenti adatti alla sua età e alla mia condizione di caregiver).
IL RAPPORTO SUL PRIVATE BANKING POST PANDEMIA
“Il mondo dopo la pandemia, una roadmap per l’Italia” è il Rapporto AIPB – Capital Group, realizzato da Ipsos che descrive bene l’eredità lasciataci dalla pandemia Covid-19. Le parole chiave emerse da quest’indagine sono paura, fiducia, coraggio, futuro, sostenibilità e, infine, speranza. Lo scopo del Rapporto è cercare di dare un’interpretazione del presente, volgendo lo sguardo verso un orizzonte temporale più ampio. Che ruolo avrà il Private Banking nel processo di costruzione del futuro post pandemico?
Secondo i dati dell’Osservatorio sulla clientela Private in Italia per il 2020: il 40% degli intervistati dichiara di essere stato colpito dall’epidemia, una quota leggermente inferiore alla media italiana (49%) e agli imprenditori (58%).
In testa agli aspetti che più preoccupano gli intervistati ci sono temi sanitari, come problemi di salute e malattie (46%) e i timori si riflettono anche nel comparto dell’economia e del risparmio.
Per il 40% dei clienti Private la tutela delle fonti di reddito, come impresa o lavoro, rimane una fonte di preoccupazione, seguita dalla riduzione dei redditi (33%) e dalla difficoltà di mantenere il tenore di vita attuale.
Il 93% degli intervistati ha intenzione di investire ma fatica a contestualizzare l’orizzonte temporale che resta spesso molto breve. L’86% punta a meccanismi che tutelino la famiglia per il futuro, sul piano della salute, della vecchiaia o dell’educazione dei figli e l’82% afferma di voler risparmiare per avere soldi da utilizzare in caso di emergenza, dato che richiama ancora una volta il peso della situazione sanitaria.
Il segmento private cerca percorsi per incidere sulla realtà in modo più concreto al di là dei rendimenti. I rendimenti sono conseguenze della chiarezza di visione e degli obiettivi che ci sono dietro le scelte.