Dal 2017 il Nord del Mozambico è vittima di attacchi terroristici che mettono a rischio la stabilità del Paese. Più di duemila morti e 800mila le persone sfollate è l’attuale bilancio delle vittime di un conflitto che sembra non aver fine perché senza interlocutori ufficiali. “Non c’è nessuno con cui negoziare – denuncia il Monsignor Luiz Fernando Lisboa, Vescovo di Pemba – perché i terroristi non hanno un volto, non hanno espresso il nome di un loro rappresentante. La speranza che abbiamo è che con l’aiuto dell’Unione Europea, l’Unione Africana, la SADC (Southern African Development Community), possiamo uscire da questa situazione”.
GAS E RUBINI DIETRO ALLE STRAGI
La denuncia di Save The Children sulla decapitazione dei bambini da parte dei terroristi islamici si aggiunge all’allarme dell’Onu per la crisi umanitaria degli sfollati interni e a quella di Amnesty International sui crimini di guerra. La situazione è, poi, pesantemente aggravata anche dai cicloni che si sono abbattuti in quelle zone negli ultimi mesi. Sullo sfondo del conflitto la lotta per il controllo di un Paese ricco di risorse energetiche. Secondo le stime, infatti, il Mozambico ‘siede’ su un giacimento di gas naturale e potrebbe essere il secondo produttore mondiale dopo il Qatar.
Cabo Delgado, per decenni una delle zone più povere e sottosviluppate del Mozambico, è improvvisamente divenuto l’Eldorado del paese, dopo la scoperta nel 2010, non solo di giacimenti di gas naturale, ma anche di pietre preziose. Una ricchezza che però ha portato in dote alla popolazione solo altra miseria, sfollamenti e violenze. Negli ultimi dieci anni, il governo ha rimosso con la forza intere comunità da terreni di proprietà statale, che ha poi dato in concessione a società private per la ricerca di rubini, pietre preziose e gas naturale. All’origine della rivolta, ci sarebbe, quindi, la condizione di marginalizzazione socio-economica e l’esclusione delle comunità locali dallo sfruttamento delle risorse naturali del territorio.
SANT’EGIDIO LANCIA UNA RACCOLTA FONDI
Ad agosto di quest’anno, i militanti di al-Shabaab (il “Partito dei giovani”) hanno attaccato e preso il controllo della città portuale di Mocímboa da Praia. Da allora, hanno sequestrato diversi villaggi vicini. I gruppi armati ricorrono a mezzi e pratiche estremamente violente, con decapitazioni di massa.
La comunità di Sant’Egidio, presente in quell’area fin dagli Anni ’80, a fronte della crescente richiesta di aiuti, prevede di dover incrementare la distribuzione di kit alimentari, sanitari e scolastici, rifornire gli sfollati di strumenti di lavoro e materiale per la costruzione delle case, ma anche di creare nuove scuole in alcuni dei campi più grandi e borse di studio per gli studenti delle scuole superiori che hanno dovuto interrompere gli studi. Per questo lancia una raccolta fondi sul sito dona.santegidio.org.