Secondo gli ultimi dati del progetto “Missing migrants” dell’Oim, (l’Organizzazione per le migrazioni delle Nazioni unite) nei primi sei mesi di quest’anno almeno 896 tra bambini, donne e uomini hanno perso la vita in mare o vi risultano dispersi nel tentativo di 75mila persone di attraversare il Mediterraneo centrale per raggiungere le coste italiane o maltesi. Una cifra che supera tragicamente quella dello scorso anno: infatti nel 2020 i dispersi erano stati 389 su un totale di quasi 48mila partenze.
LA DENUNCIA DELL’ULTIMO ENNESIMO NAUFRAGIO
L’ultimo naufragio mortale di migranti, l’ennesimo, nella denuncia di Safa Msehli, portavoce dell’Oim: «L’inattuabile risposta dello Stato (libico) alla situazione nel Mediterraneo continua ad avere gravi conseguenze sulle persone»; mentre i migranti riportati a Tripoli dalla Guardia costiera libica sono in stato di detenzione per il contrasto all’immigrazione clandestina – «Almeno 20 migranti annegati e oltre 500 intercettati e riportati in Libia» ha twittato Msehli.
IL MEDITERRANEO COME L’ADE DEGLI INFERI
E sempre più crudelmente il mar Mediterraneo sembra assumere le sembianze di uno oscuro Ade, melmoso e bluastro: che ha perduto nella profondità più recondita le luci azzurre, esito dell’incontro con il sole, per trasformarsi nel buio cieco, arcano; sempre più rassomigliante all’oltretomba del mito: il luogo in cui scorrono le acque sotterranee dei flutti infernali, nel quale “un signore molto ospitale” accoglie tutti, grandi e piccoli. Ade, dio degli inferi che rapì Proserpina poco più che bambina mentre coglieva i fiori, aprendo per un solo momento la terra e lasciando che l’oscurità s’incontrasse con la luce – oggi apre il mare, nero ed infrangibile per condurre a sé chi lo cavalca come se attraversarlo significasse raccoglierne i fiori: le speranze di un migliore avvenire.
IL CONFINE TRA SOLE E FONDALE
E’ proprio lì, in quella soglia sottilissima, morbida e spumosa: il confine durissimo e dolcissimo al contempo, che trascina ed inganna – quello che separa l’imbarcazione dal dorso dell’acqua, la luce del sole dall’oscurità; invitante ed ingannevole, che nasconde un fondale sconosciuto – come gli inferi inesorabili del re dei morti. Colui che non dà risposta da laggiù e trattiene chi da solo non può salvarsi. A differenza di Persefone però, che deve soccombere al rapimento ma può sottrarsene e ritornare ogni anno alla luce sulla terra per un periodo – tutti gli altri, i dispersi di cui non abbiamo voce, non possono. Ritornano, quasi inascoltati, soltanto gli appelli di chi offre la sua voce per tutti quelli che raccoglievano i fiori: i flutti delle onde, sperando di risalire e rincontrare il sole.