sabato, 16 Novembre, 2024
Ambiente

Arriva il grande caldo, da Nord a Sud sempre vivo pericolo siccità

Con l’incedere dell’estate, da Nord a Sud si svuotano i bacini, non assolvendo quindi alla fondamentale funzione di riserva idrica. A sottolinearlo è il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.

E’ così per i grandi laghi del Nord, i cui livelli sono in discesa, ma se Maggiore e Garda restano abbondantemente sopra la media del periodo, non altrettanto può dirsi del Lario e dell’Iseo con quest’ultimo assai lontano dal riempimento registrato l’anno scorso (attualmente è al 40%). E’ così anche nel Lazio (in calo i laghi di Bracciano e Nemi) e Campania (invasi del Cilento), ma soprattutto in Basilicata, i cui serbatoi sono calati di oltre 22 milioni di metri cubi in una settimana e in Puglia, la cui riserva idrica segna circa -9 milioni di metri cubi in 7 giorni: entrambe le regioni, però, conservano riserve idriche abbondantemente superiori all’anno scorso.

“E’ l’evidente dimostrazione di come, a fronte dei cambiamenti climatici, sia necessario aumentare la raccolta delle acque di pioggia attraverso nuovi bacini, nonchè l’ottimizzazione di quelli esistenti”, evidenzia Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi. Decisamente diversa è la situazione dei bacini delle Marche, che con 37,66 milioni di metri cubi d’acqua trattenuti sono largamente al di sotto dei livelli del siccitoso 2017, mentre le portate dei fiumi Sentino ed Esino sfiorano la sussistenza; non va meglio al lago Trasimeno, al minimo degli anni più recenti, complice un Giugno poco piovoso sull’Umbria. Sempre più grave è la situazione della Sicilia, nei cui bacini mancano quasi 78 milioni di metri cubi d’acqua rispetto all’anno scorso, segnando il livello più basso del decennio; a conferma di eventi climatici fortemente localizzati, è la situazione della Sardegna, i cui invasi, pur in calo, hanno condizioni addirittura migliori di un anno già idricamente buono come il 2020.

Per quanto riguarda le aste fluviali è il Po a registrare i maggiori benefici dalle recenti piogge, tornando nella media ai rilevamenti in Emilia, dove i fiumi appenninici restano invece deficitari; il Distretto Padano appare infatti sostanzialmente suddiviso in due aree: il deficit idrico delle zone a valle (Emilia Centrale, Romagna, Basso Veneto) permane ancora significativo a causa della finora scarsità di precipitazioni (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale Fiume Po). In Valle d’Aosta sono in calo, ma ben al di sopra delle medie, le portate del torrente Lys e della Dora Baltea, che prosegue anche in Piemonte, dove invece sono in crescita gli altri fiumi (Pesio, Tanaro, Sesia e Stura di Lanzo). Permane buona la condizione dei fiumi veneti, mentre scende la portata del fiume Adda in Lombardia.

Resta deficitaria la condizione dei corsi d’acqua toscani con l’Ombrone, che continua ad essere ben al di sotto della portata minima del deflusso vitale con evidenti ripercussioni sull’ecosistema. In Centro Italia calano i fiumi Nera in Umbria e Tevere nel Lazio, regione dove però crescono i livelli di Liri e Sacco. In Campania, i fiumi Sele, Sarno, Volturno e Garigliano sono complessivamente in crescita, grazie alle precipitazioni dello scorso fine settimana. Infine, il capitolo pioggia che, se è tornata a fare capolino in Romagna, ha avuto conseguenze disastrose in altre realtà condizionate anche dall’eccessiva cementificazione, come Palermo, dove è urbanizzato il 40% del territorio e 100 millimetri di pioggia hanno creato situazioni, bisognose perfino dell’intervento di subacquei. Violente “bombe d’acqua” si sono registrate anche in Molise, in Abruzzo e in Puglia.

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