Nella primavera del 2023 andremo a votare con l’attuale legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum o con la riforma alla tedesca che prevede il proporzionale senza quota maggioritaria con soglia di sbarramento più alta,5%? Nel primo caso saranno eletti in collegi uninominali 147 deputati e 74 senatori,in quelli plurinominali 245 deputati e 122 senatori. Previsioni ad oggi sono impossibili. Ma si sta affermando un orientamento a superare gli steccati dei singoli partiti.
Enrico Letta con le agorà-dem avviate in questi giorni vuole aprire la strada per un nuovo centro sinistra. Una sfida di non poco conto, se si pensa alla frantumazione delle forze che gravitano in quell’area. Letta preferisce parlare di un “campo” una sorta di territorio da coltivare e che presenta molte anime. C’è quella del Pd, che vorrebbe fare da perno di questo sistema solare del centro sinistra. Ma il Pd non è compatto sulla scelte degli alleati .
La componente degli ex renziani, Base riformista, non sono contenti di un futuro insieme ai 5 Stelle di Conte. Il Movimento che sembra aver trovato pace è, a oggi, il secondo pilastro del centrosinistra ipotizzato da Letta. La linea di Conte pro-Pd sembra abbastanza condivisa da quel che rimane dei 5Stelle, anche se su vari temi i due partiti hanno posizioni divergenti. Ma l’alleanza Pd-5Stelle è una necessità per entrambi i partiti che non hanno altre possibili sponde.
LA SCELTA DI CONTE E CALENDA
Impensabile che Conte traghetti il Movimento verso i lidi della Lega e di Fratelli d’Italia. Insieme i due partiti dovrebbero creare una massa critica in grado di attrarre il resto della galassia del centro sinistra. Operazione complessa perchè Calenda, che si sente col vento in poppa e naviga verso il 5%, punta a creare una sua mini-coalizione con Più Europa e alcuni di Italia Viva proprio per opporsi all’alleanza del Pd con i 5 Stelle.C’è poi Sinistra Italiana che è all’opposizione del Governo Draghi e che certo non vorrà essere fagocitata da un’aggregazione in cui finirebbe per perdere visibilità col suo 2%. Diversa è la posizione di Articolo1 fuoriusciti dal Pd durante il regno di Renzi che vedono di buon occhio la linea Letta.
Cosa succederà nel campo ipotizzato dal segretario del Pd?Ad oggi gli elementi di contrasto risultano ancora molto alti e, soprattutto, manca una solida componente centrista, senza la quale il centro sinistra sarà sbilanciato verso l’asse Pd-5S e sarà poco attrattivo per l’elettorato moderato e riformista. E’ un problema che Letta dovrebbe porsi nel tentativo di ricostruire un fronte ampio in grado di resistere alla forte crescita della destra.
CENTRODESTRA LITIGIOSO E SENZA IL COLLANTE BERLUSCONIANO
Il centrodestra,ormai è quasi tutto destra e pochissimo centro. In assenza di una solida presenza di Berlusconi ,il centrodestra difatti non esiste. Forza Italia è ridotta ai minimi termini, senza una leadership autorevole, divisa in mille rivoli. Il resto sono la Lega ancora dominata dalle pulsioni di Salvini e l’ascesa irresistibile di Meloni che tiene testa anche agli sgambetti che subisce da parte di Salvini, com’è successo nel caso della presidenza del Copasir e del nuovo CdA della Rai.
Sia il centrosinistra che il centrodestra sono sprovvisti di una vera componente di centro. Con una differenza: il centrosinistra, senza Renzi, ha una maggiore possibilità di aumentare la propria coesione. Il centrodestra, invece, sconta un conflitto insanabile tra Lega e Fratelli d’Italia senza alcuna possibilità che Berlusconi torni ad esercitare il ruolo di collante.
Per questo motivo altre iniziative politiche che mirino ad offrire una casa comune ad un vasto elettorato moderato, trasversale, oltre i tradizionali steccati hanno buone possibilità di affermarsi. Ma non si deve trattare di case prefabbricate che si mettono su in campagna elettorale. Occorrerebbe un lavoro intenso, ben organizzato e che parta subito per poter essere davvero pronti nella primavera del 2023.