In questi ultimi 15 anni ed ancor più negli ultimi mesi l’intervento delle Federal Reserve americana e della Banca Centrale Europea ha non solo “salvato” i mercati da potenti scossoni ma ne ha anche determinato le sorti. L’indimenticabile e attuale strumento del Quantitative Easing e le politiche monetarie hanno un ruolo cruciale nei destini dell’economia mondiale e, indirettamente (ma non troppo), sull’andamento dei portafogli finanziari.
Nel fine settimana appena trascorso si è svolto a Venezia il G20 dei Ministri economico – finanziari e dei Governatori delle Banche centrali: tra i tanti temi in ballo la Yellen ha posto l’accento sulla global minimum corporate tax , che dovrebbe essere superiore al 15% ipotizzato in ambito Ocse, per fermare la corsa al ribasso nella tassazione delle imprese e la creazione di “mini paradisi fiscali” in alcuni capitali europee. La Yellen cerca consensi per un obiettivo che potrebbe essere portato a termine nel prossimo incontro di ottobre e reso operativo (forse) nel 2023. Questo in piena sintonia con l’importante piano fiscale di Biden che abbisogna di importanti entrate.
Sul banco della discussione c’è anche la questione delle “digital tax”sostenute dall’Europa, viste dagli Usa come assalti alle grandi big americane di servizi tech e internet e che dovrebbero essere superate da una riforma globale della tassazione minima sulle aziende corporate.
La revisione della strategia BCE: evolution, not revolution
Come riportato dal Sole24 ore, la Lagarde ha affermato “Sono lieta di annunciare che il Consiglio direttivo ha approvato ieri la nuova strategia di politica monetaria della Bce. Pur dando per scontato il mandato principale della Bce di stabilita’ dei prezzi, la revisione ci ha permesso di mettere in discussione il nostro pensiero, impegnarci con numerose parti interessate, riflettere, discutere e raggiungere un terreno comune su come adattare la nostra strategia”.
La BCE ha quindi annunciato la conclusione della revisione della propria strategia di politica monetaria, processo avviato nel gennaio del 2020 e terminato nelle ultime settimane. Lo scopo della BCE, per questa revisione ( successiva a quella del 2003) è stato quello di scandagliare ogni singolo aspetto delle politiche da adottare: l’obiettivo di inflazione adottato e il metodo di misurazione, gli strumenti per raggiungerlo, il ruolo giocato dalle aspettative di inflazione, dal sistema finanziario, passando per gli impatti del cambiamento climatico, tema ormai ineludibile e trasversale a tutte le politiche pubbliche ed economiche. Come riportato da Finanza.com, gli analisti di Morgan Stanley sostengono che “Con il passare del tempo, riteniamo che questo aspetto apra la porta a un’inclinazione “green” negli acquisti di asset e nella gestione del collaterale, anche se ci aspettiamo cambiamenti solo una volta che un robusto sistema di classificazione sarà in vigore”. In secondo luogo, Morgan Stanley prevede un impegno a includere i costi degli immobili nell’inflazione aspetto che avrà solo un modesto impatto al rialzo sull’inflazione, ma porterà la Bce a prestare maggiore attenzione al mercato immobiliare nella sua valutazione delle prospettive economiche.
Degno di nota il fatto che l’obiettivo d’inflazione diventa simmetrico intorno al 2%, senza l’introduzione di alcun sistema formale di “average inflation targeting” , adottato invece dalle Fed nel 2020. Sostanzialmente la BCE specifica che le deviazioni al ribasso dell’inflazione dal target del 2% sono indesiderabili, esattamente come le deviazioni al rialzo.