Le Commissioni Finanza di Camera e Senato sono arrivate ai lavori conclusivi sulla riforma fiscale, che dovrà toccare due nodi cruciali: ridurre il carico sui contribuenti nella fascia di reddito “media” , compresa fra i 28mila e i 55mila euro; abbassare l’aliquota al 26% sui redditi finanziari (“capital gain”), allineandola al primo scaglione Irpef, al 23%. In realtà, verrebbero assimilati ai «redditi finanziari» tutta una serie di introiti in modo da unificare «redditi da capitale» e «redditi diversi», oggi tassati in maniera difforme in Italia (una distinzione non presente all’estero).
Sono alcune delle conclusioni raggiunte nella proposta conclusiva elaborate dai parlamentari delle due commissioni, all’interno delle quali sono rappresentati tutti i gruppi. La proposta è stata discussa a partire dal 30 giugno e “fungerà da indirizzo politico al Governo per la predisposizione della legge delega sulla riforma fiscale”.
I titoli di Stato, che oggi pagano un’aliquota agevolata del 12,5%, resterebbero esclusi dalla riforma del capital gain, così come la previdenza complementare.
ASSOGESTIONI: UNIFORMARE LA TASSAZIONE
Nei mesi scorsi si sono svolte importanti audizioni in Commissioni Finanze, sia di Camera che del Senato, per arrivare alle proposte odierne. Nell’ambito della tassazione dei redditi di natura finanziaria l’attuale regime prevede due tipologie di redditi, redditi di capitale (interessi e dividendi) e redditi diversi (plusvalenze e proventi da derivati), tre diverse aliquote di tassazione (12,50 – 20 – 26%) e tre diversi regimi di tassazione per i redditi diversi.
Per i fondi comuni, l’eventuale plusvalenza è tassata al 26% solo al momento del realizzo; per un fondo pensione viene tassato al 20% il risultato maturato nell’anno; un Pir, piano individuale di risparmio, invece, è esente.
Inoltre, per i fondi comuni non è possibile compensare plusvalenze e minusvalenze, operazione consentita per altri strumenti come i certificati d’investimento.
LA RICHIESTA DI REVISIONE ANCHE DA PARTE DI ASSOFONDIPENSIONE: DA MODELLO ETT
AL MODELLO EET
I vertici di Assofondipensione hanno sostenuto in Commissione la necessità di rivedere l’attuale sistema di tassazione. I fondi pensione adottano un modello di tassazione denominato ETT che prevede l’ esenzione in fase di versamento, i contributi sono deducibili dal reddito imponibile entro il limite di 5.164,57 euro annui, tassazione in fase di accumulo sul “maturato”, ossia sul risultato di ciascun anno e tassazione delle prestazioni. Assofondipensione chiede il passaggio a un modello EET, molto diffuso a livello europeo, nel quale sono tassate le prestazioni. L’associazione di categoria ha richiesto anche un maggiore utilizzo della leva fiscale per stimolare le adesioni, ad esempio attraverso delle agevolazioni per i soggetti fiscalmente a carico.
LA PROPOSTA DI COTTARELLI: RICHIESTA DI REVISIONE DELLA TASSAZIONE SUGLI
INVESTIMENTI IMMOBILIARI
Infine , Carlo Cottarelli ha acceso i riflettori su alcune anomalie che riguardano la tassazione dei redditi da “investimento immobiliare”. Infatti, con la cedolare secca, ha osservato, questi redditi hanno una tassazione addirittura inferiore alla prima aliquota nominale Irpef. Il suo suggerimento è quantomeno equiparare l’aliquota della cedolare secca per gli affitti a canone libero a quella prevista per le rendite finanziarie, portandola dal 21 al 26%, mentre quella gli affitti a canone concordato potrebbe passare dal 10 al 12,50% previsto per la tassazione dei titoli di Stato.