Il Pd ha puntato tutto sulla collaborazione con i 5S guidati da Conte. Se il Movimento si spacca chi sarà l’interlocutore? Il partito di Conte toglierebbe al Pd almeno un 5%. Uno scenario pericoloso per Letta che, insieme a Di Maio è il politico più interessato ad una ricomposizione del conflitto interno ai 5S.
Il fine settimana dovrebbe consentire una pausa di riflessione per i fedelissimi di Grillo, Toninelli in testa, e per il centinaio di deputati e senatori pronti a seguire Conte in caso di scissione. I pontieri capeggiati da Di Maio le provano tutte. Anche perché, se si spacca, Il M5S diventa meno di in un terzo di quello che era nel 2018 quando conquistò il 33% dei voti e 333 seggi in Parlamento.
Non farebbe certo piacere a Di Maio tornare alla guida di una Movimento ridotto all’ombra di sé stesso e traumatizzato da un terremoto devastante. Anche per Conte tutto sarebbe più complicato: ereditare un partito del 16% e poterlo guidare è cosa ben diversa dal doverne creare uno ex novo, pur potendo contare su due gruppi parlamentari consistenti.
Mentre i partiti di destra gongolano guardando allo sconquasso creato da Grillo, chi non dorme sonni tranquilli è il Pd.
GLI INCUBI DEL PD
L’avvento di Letta non ha finora fatto crescere significativamente il partito, che si avvicina al 20% ma è in terza posizione preceduto da Fratelli d’Italia e dalla Lega.
Seguendo la linea dell’ultimo Zingaretti, Letta ha puntato molto su un rapporto di collaborazione stretta con il Movimento nell’ipotesi che fosse Conte a guidarlo.
Ora si trova di fronte ad un duplice problema. Se si va ad una poco probabile composizione tra Grillo e Conte chi sarà il vero interlocutore? Ammesso che Conte rimanga nel Movimento, di sicuro sarà un’anatra zoppa e dovrà tener contro della presenza debordante e imprevedibile di Grillo che potrebbe cambiare idea un giorno si e l’altro pure, all’insaputa di tutti. Se, invece, Conte esce dal Movimento e fonda un suo partito lo scenario è ancor più preoccupante: fuori dai 5Stelle Conte diventa un concorrente elettorale del Pd e i sondaggi sono concordi nell’indicare in un buon 5% i voti che si sposterebbero dal partito di Letta per andare nella nuova avventura contiana. Un bel pasticcio per Enrico Letta. Nel suo schema Conte avrebbe dovuto spostare tutti i 5 stelle a sinistra recuperando voti non a spese del Pd: insieme i due partiti avrebbero raggiunto almeno il 35-37%.Nell’ipotesi della scissione, Conte non andrebbe oltre il 15% e il Pd scenderebbe più o meno alla stessa percentuale. Un disastro per la sinistra.
Per questo le diplomazie sono tutte al lavoro e non si può escludere che nel ruolo di pontiere-pompiere tra Grillo e Conte ci sia anche quella parte del Pd che deve augurarsi che Conte rimanga nei 5 Stelle e che dall’interno cerchi di mantenere il Movimento nell’area di sinistra.