Si è appena concluso a Matera l’anno che ha “consacrato” La Città dei Sassi, Capitale europea della Cultura. Prima di trarne un telegrafico bilancio, vorrei fare solo un brevissimo accenno ad alcune sue caratteristiche che l’hanno resa, nel corso dei secoli, una Città veramente speciale. Pensate che Matera ha una storia lunga novemila anni. Il Centro Storico che racchiude i Sassi Barisano e Caveoso, è stato il frutto di una lenta, caparbia e sublime opera di ingegneria dell’uomo preistorico.
Un labirinto di case scavate nel tufo, grotte incassate nella roccia, vie, piazze e chiese rupestri che hanno custodito per secoli riti, miti e tradizioni di una millenaria civiltà contadina. Soltanto negli anni Quaranta, ancor prima che Matera fosse marchiata come “vergogna nazionale, la Città dei Sassi si rivelò all’Italia e al mondo, in tutta la sua tragica e decadente bellezza. Fu Carlo Levi a definire i Sassi “un valore grandissimo e unico nella storia della civiltà del Mondo”.
La Città scolpita nella pietra affascinò Giovanni Pascoli, Guido Piovene e Cesare Brandi. Rapì, letteralmente, intellettuali e cineasti come Carlo Lizzani, Francesco Rosi, i fratelli Taviani, Arrabal e la Lina Wertmuller. Tutti trasformarono Matera in un archetipo universale, in una Città senza tempo, fino a quei grandi registi di Pierpaolo Pasolini e Mel Gibson che la raffigurarono come una Gerusalemme celeste, una Città della pace universale, ma anche del supremo Calvario. Appena vedi Matera, rimani subito colpito da questi due grandi silenziosi Giardini di Pietra. Le case, i sottani, le piazze e gli stessi palazzi gentilizi sembrano sottratti al tufo della gravina, questo profondo burrone creato da un torrente che scorre lì da millenni.
Con lo sguardo poi ti soffermi e rimani abbagliato da questi due grandi coni rovesciati, due valloni scoscesi che custodiscono dall’età della pietra il Sasso Barisano e quello Caveoso. Qui, nel tempo, geniali mastri muratori, costruirono la Città rupestre, culla della civiltà contadina, che in millenni di storia ha prodotto Arte, Miti e Cultura e che, nel 1993, l’Unesco ha proclamato Patrimonio dell’Umanità. Visitare Matera, ora che i Sassi risplendono a nuova vita per il loro fascino, artistico e urbanistico, è una continua scoperta che invoglia il turista a rimanere, a scoprire ancora di più, a immedesimarsi in quel clima segnato per sempre dal silenzio e dalla magia del suo passato.
La passeggiata allora si trasforma in una scoperta, in una piacevole avventura che ti inoltra nel dedalo di case scavate o costruite, di anfratti che custodivano utensili, carri e animali, di piazzette ornate di fiori, balconi e finestre in un gioco cromatico che esalta ancora di più la semplicità dei costumi e delle tradizioni contadine. E poi ancora botteghe, terrazze, alberghi e locande sapientemente ristrutturati; scale, scalette, slarghi e piazzette, con tante piccole cisterne. E poi, vicoli che si inerpicano su per l’abitato fino a condurti dal precipizio della gravina allo spettacolo mozzafiato che ti schiude la piazza del Duomo. La passeggiata nei Sassi non può concludersi senza aver visitato quei gioielli artistici e religiosi che sono le sue Chiese Rupestri. Ce ne sono ottanta sparse nella cerchia urbana e altrettante ce ne sono nel territorio della Murgia.
Senza alcun dubbio, il bilancio del 2019 è stato più che positivo. Vediamo, in dettaglio, alcuni dati. Sono stati 16 mila i cittadini e 1.500 i volontari coinvolti; 940 eventi culturali organizzati in 325 luoghi utilizzati come sfondo delle manifestazioni. Un anno ricco di eventi – come lo ha definito Paolo Verri, direttore della Fondazione Matera Basilicata 2019 – aperto con una serata inaugurale il 19 gennaio 2019 e che si è chiuso il 20 dicembre scorso con un evento celebrativo organizzato alla Cava del Sole. Al centro del programma culturale si è posto il concetto di un futuro basato “sull’apertura”. “Matera 2019 Open Future”. E proprio su questo concetto di apertura si è sviluppato questo lungo percorso che ha coinvolto Matera, la Basilicata, il Mezzogiorno, con riconoscimenti alla sua bellezza e al suo fascino, arrivati da ogni parte del mondo.
Una ricerca condotta dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) sui flussi turistici generati da Matera 2019 ci dice che “su mille turisti intervistati tra italiani e stranieri il 62 per cento si dichiara interessato a tornare in Basilicata e a visitare altri luoghi rispetto a Matera. Interessanti anche le motivazioni che spingerebbero i turisti a voler tornare a visitare la Basilicata: per il 34 per cento sono attratti dal patrimonio naturale, il 33 per cento da una motivazione di carattere culturale, il 16 per cento invece vuole tornare in Basilicata per conoscere meglio le tradizioni, il folclore, l’enogastronomia locale”. Si tratta di percentuali che poggiano su numeri davvero consistenti. Sempre secondo questa ricerca, la designazione di Matera a Capitale europea della cultura ha prodotto un flusso turistico molto consistente. In un solo anno – dal 2014, quando la città dei Sassi è stata designata, al 2015, la domanda su Matera è aumentata del 40% negli arrivi e del 44% nelle presenze. Gli arrivi sono quindi passati da 153.005 del 2014 a 214.924 del 2015, mentre le presenze da 244.847 a 353.645. Nel 2018 erano arrivate a 547.532 (dati Istat), più del doppio di quelle registrate nel 2014. Infine, uno sguardo ai dati sulla presenza complessiva di turisti nel 2019. «Quelli che hanno partecipato agli eventi – ha spiegato Paolo Verri, Direttore della Fondazione Matera 2019,- sono circa 280.000 cioè uno su tre di quelli che sono venuti a Matera. Se si conta che vanno al museo o a vedere uno spettacolo il 15 per cento degli italiani abbiamo fatto il doppio della media. Se non avessimo insistito a fare noi Cava del Sole questi numeri sarebbero stati molto, molto inferiori.
La Cava, da sola vale circa 100.000 presenze, un successo straordinario per lo spazio, il modo in cui sono arrivate le persone senza muovere le proprie auto, per la qualità degli spettacoli tutti unici». Ora la sfida che si pone per Matera e la Basilicata è quella di connettere la Capitale europea della Cultura con i 130 comuni della sua Regione. Anche per dimostrare che nel Mezzogiorno, questo magnifico tridente formato da arte, natura e cultura rappresenta un volano formidabile per la crescita e il riscatto di un territorio che le grandi civiltà del passato hanno reso unico in Europa e nel Mondo.