La fase due del Governo Draghi è iniziata. Consegnato il Pnrr all’Europa e messa al sicuro la macchina delle vaccinazioni che ha abbattuto drasticamente i contagi ora tocca alle riforme.
È il passaggio più difficile per Draghi. Non è stato difficile padroneggiare il Piano, rimetterlo a punto e renderlo gradito a Bruxelles. E’ stato relativamente meno complicato del previsto vaccinare quasi il 40% della popolazione. E neanche così complicato varare decreti di sostegno a imprese e lavoratori tra mille richieste e pressioni.
Ma su semplificazioni ,fisco e giustizia si gioca la vera partita. E la navigazione di Draghi troverà molti scogli più o meno affioranti che dovrà evitare.
Ciascuno dei partiti della maggioranza cercherà di mettere la propria bandierina su questo o quel punto delle 3 riforme.
NO A RIFORME COLLAGE DI POSIZIONI INCONCILIABILI
Draghi non potrà e non dovrà cercare una sintesi, perchè le posizioni sono troppo distanti e ne verrebbe fuori un ircocervo di cui nessuno sente il bisogno. Servono riforme radicali, che funzionino e non collage di pezzettini delle proposte dei partiti. Come mettere insieme la flat tax salviniana con i prelievi sul patrimonio di Letta? Come mettere insieme la visione giustizialista dei 5 stelle con quella garantista di Forza Italia? Come armonizzare la politica oltranzista contro l’immigrazione della destra con quella umanitaria della sinistra?
Mission impossible si direbbe. In altri contesti sarebbe così. Ma siamo in un periodo straordinario, un passaggio epocale guidato da un personalità di livello internazionale che si è fatta le ossa guidando istituzioni pubbliche e private di altissimo livello. Draghi dovrà lavorare seguendo una propria filosofia che non deriva da nessuna ideologia nè da alcuna “illuminazione” ma dal buon senso e dalla necessità di rendere l’Italia un Paese normale.
Dove le opere non si realizzano in 15 anni, i processi durano quanto in altri Paesi civili e le regole del fisco siano facili da osservare, eque e orientate a stanare almeno i due terzi dei 120 miliardi che restano nelle tasche degli evasori.
BATTERE CORPORAZIONI PUBBLIcHE E PRIVATE, PALESI E OCCULTE
Si può fare se si segue un logica coerente di interventi e non si tiene conto di quelle che Guido Carli chiamava le “arciconfraternite del potere” palesi o occulte ,rimettendo in riga le corporazioni, tutte, a cominciare da quelle che si annidano nei gangli vitali della macchina statale, che siano alti burocrati o semplici passacarte, toghe ed ermellini, dottori sottili che rendono le norme così perfettamente complicate da essere inapplicabili. E’ questa la battaglia più ardua che Draghi deve combattere e vincere. Ce la può fare. Di quel che dicono i partiti basta tener conto solo se si tratta di idee sensate e non di slogan o messaggi elettorali.
CHI GUARDA ALL’ELEZIONI E CHI PENSA A GOVERNARE
Le forze politiche fanno i loro giochi. Salvini è già in campagna elettorale mirando al voto anticipato. Gli altri non si vogliono far rubare la scena e, pure aspettando la fine naturale della legislatura ,si sentono costretti a contrastare il leader leghista con le stesse armi, lanciando temi che vanno bene in vista delle elezioni ma sono fuori luogo in una fase di ricostruzione del Paese che richiede un clima opposto a quello della competizione elettorale.
Draghi non commetterà l’errore di farsi dettare l’agenda da questa o quella proposta di parte. Non è lui che deve rispondere alle proposte dei partiti ma sono i partiti che in Parlamento dovranno pronunciarsi sulla linea indicata da Draghi.
Questo Governo non è come gli altri e neanche come i governi Ciampi, Dini e Monti. E’ un’altra cosa. Unica e irripetibile. Un’occasione da non sprecare , senza aver paura di seguire un leader competente, capace ed equilibrato.
Chi ora si preoccupa per il “leaderismo “di Draghi fino a ieri ha dimenticato che il populismo aveva consentito ad alcuni capipopolo di diventare padroni della politica nazionale lasciando disastri e macerie.