Aprile, il mese in cui sboccia la primavera; il mese che prelude a molti frutti ed alle romantiche gite in campagna. Il sole da tiepido diviene caldo, i tramonti sempre più belli e colorati; ed il cielo notturno nitido si lascia osservare con maggiore intensità e trasporto. La volta celeste di Aprile infatti è carica di segni, presagi, di astri visibili e riconoscibili.
A guidarci nel percorso astrale in questa seconda uscita mensile della rubrica “Emozioni dal Cielo” è il prof. Gianluca Masi, Astrofisico e divulgatore, con lui, saremo guidati nella osservazione. Per dirla con le famosissime parole scritte sulla carta e incise su pietra, di Immanuel Kant: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me”.
Stelle e pensiero si fondono per dar luogo a sogni ed emozioni… per voi il “ll Cielo di Aprile”
(osservabile grazie alle preziose carte celesti scaricabili on line sul sito www.ladiscussione.com).
Aprile è il primo dei mesi pienamente primaverili e la stagione mite dovrebbe iniziare a regalarci, sempre più spesso, un bel cielo sereno per le nostre escursioni astrali. Le notti saranno via via più brevi: il Sole tramonterà sempre più tardi e sorgerà sempre prima, man mano che ci avvicineremo al solstizio d’estate. L’ora legale ci costringe a posticipare ulteriormente il nostro appuntamento con le stelle, pronte ormai a svelare uno scenario del tutto nuovo rispetto al firmamento invernale.
Questo mese andremo alla scoperta di uno degli attori protagonisti del teatro celeste.
Intorno alle ore 22:00 dei nostri orologi solleviamo lo sguardo verso il punto più alto sopra l’orizzonte, esattamente su di noi, lo zenit: nei suoi paraggi, troveremo la figura più celebre dell’intero panorama astrale, tracciata da sette stelle facili da riconoscere, il Grande Carro. Questo asterismo, noto dai tempi più remoti e ben considerato da ogni civiltà boreale, è davvero l’emblema del firmamento, tanto da “accendersi” nel cielo di un grande numero di opere letterarie e d’arte: basti citare Dante e van Gogh.
Non a caso abbiamo detto asterismo, ovvero un gruppo di astri ben identificabili, non costellazione. Il Grande Carro, infatti, appartiene all’altrettanto celebre Orsa Maggiore, lei sì costellazione, anche se molti impropriamente intendono i due nomi come sinonimi. Tale è la loro importanza che quelle due figure hanno imparato a convivere culturalmente. Il Grande Carro svolge una funzione pratica fondamentale, ben nota a tutti: Dubhe e Merak, le sue ultime due e più brillanti stelle, dalla parte opposta rispetto all’arco ricurvo del timone, creano un allineamento che conduce all’astro più famoso della notte, la stella Polare, collocata nel Piccolo Carro, parte dell’Orsa Minore. Quest’ultima è decisamente meno evidente della Maggiore.
Questo luogo del cielo custodisce una delle curiosità più sorprendenti, legata alle origini di una parola davvero significativa per noi. In molti adoperiamo il termine “settentrione” come sinonimo di “nord”, addirittura chiamando “settentrionale” la parte dell’Italia posta alle latitudini più elevate. Ebbene, quel termine deriva proprio dalle stelle del Grande Carro, che i romani chiamavano “Septem Triones”, ovvero i “Sette Buoni”. La loro collocazione, prossima al Polo Nord celeste, ha dunque ispirato questa associazione.
La stella centrale del timone è Mizar, che subito rivela a chi è dotato di una buona vista la presenza di una stella compagna, Alcor. Questa coppia permette così un rapido e pratico esame della vista.
La regione tutt’intorno alla Polare, astro che temporaneamente si trova nei pressi del Polo Nord celeste e svolge perciò il prezioso ruolo di bussola naturale, non tramonta mai agli occhi di un osservatore posto alle nostre latitudini, il che ha ispirato straordinarie letture mitologiche di quella plaga celeste.
L’intera figura dell’Orsa Maggiore è associata al mito di Callisto, suo malgrado sedotta da Zeus e incorsa, dunque, nelle ire di Era. La consorte del potente Tonante ne svilì la grazia proprio trasformandola nel grande mammifero. Dall’unione tra Callisto e Zeus era nato Arcas, che divenne un abile cacciatore. Un giorno, inconsapevole, stava per uccidere proprio quell’orsa quando intervenne Zeus e portò entrambi in cielo. Era non gradì affatto questo tributo e ottenne da Teti che l’Orsa celeste non scendesse mai sotto l’orizzonte per riposare. Da qui, per il mito, la costante visibilità di quella costellazione alle nostre latitudini.
Intorno all’Orsa Maggiore si trovano altre figure imponenti, che però conosceremo più avanti in questa primavera.
Il pianeta Marte continua a brillare di prima sera, a occidente, tra le stelle del Toro e dei Gemelli: il 17 aprile ci regalerà una bella congiunzione con il nostro satellite.
Quanto proprio alla Luna, essa sarà all’ultimo quarto il giorno 4 aprile, nuova il 12, al primo quarto il 20 aprile e piena il 27.
Buona passeggiata tra le stelle.