Nella settimana di ferragosto che, finora, vedeva in vacanza anche la politica, quest’ultima è sembrata invece degenerare in una caotica commedia dell’arte con protagonisti impegnati a renderla spesso ancora più mediocre e indecifrabile, almeno secondo le tradizionali chiavi di lettura.
Sarà questa, invece, la settimana nella quale tutto dovrebbe apparire più chiaro. Il vertice di ieri tra Grillo e il gruppo di testa del M5S ha chiuso con parole dure su Salvini circa la possibilità di un recupero dell’alleanza con la Lega, aprendo così la strada o a un possibile governo con il partito democratico o a elezioni anticipate gestite da un governo di emergenza.
Indicativo sarà il dibattito di domani al Senato sulle dimissioni di Conte; non è ancora chiaro se subito dopo il Presidente del Consiglio si recherà al Quirinale per dimettersi, senza che si voti sulla mozione di sfiducia presentata e non ancora ritirata dalla Lega.
Potrebbe essere questa una soluzione che, in un colpo solo, farebbe di Conte un premier non sfiduciato dal parlamento e quindi ancora spendibile, condannando allo stesso tempo all’estinzione l’attuale governo con i suoi ministri (della Lega e quelli del M5S fortemente criticati).
Tuttavia, resta prematura ogni previsione che abbia caratteri scontati.
Quel che si può dare invece per scontato è che si sviluppi un dialogo serrato tra M5S e PD per un governo Giallo – Rosso che ci dia una prospettiva di legislatura.
E’, questa, l’ipotesi di Prodi e quella accettata dallo stesso Zingaretti; per Renzi invece sarebbe accettabile anche un governo a tempo che metta a punto la nuovo manovra economica ed eviti l’aumento dell’Iva.
Il percorso non sarà comunque facile, se resteranno inalterati e molto distanti i punti di vista dei pentastellati e del PD su varie questioni, dalle grandi opere alla qualità delle politiche dello sviluppo.
Certo è che, dal Quirinale, Mattarella intende vigilare perché non vi siano pastrocchi e ambiguità; se vi fossero rimarrebbe il ricorso, con un governo di scopo, alle elezioni.