Al contrario, cresce la popolazione straniera ogni anno. Sul fronte lavoro la quota di occupati supera il dato nazionale, ma è forte lo squilibrio di genere. È quanto dicono i dati diffusi dall’Istat nell’ambito dell’ultimo censimento permanente della popolazione in Piemonte.
Gli abitanti nella regione al 2019 sono 4.311.217, quattro persone in meno ogni mille residenti rispetto all’anno precedente.
Rispetto a dieci anni fa i cittadini piemontesi sono diminuiti in tutte le province. Nella provincia di Torino, la più popolosa, la densità abitativa raggiunge quota a 326,79 individui per km2. Il capoluogo si attesta anche come comune più popoloso della regione con 858mila abitanti. L’età media nella regione è di 46,8 anni, contro i 45,2 dell’Italia.
Aumentano i cittadini stranieri, che crescono dell’1,7% in media ogni anno. In salita soprattutto ad Alessandria (+2,6%) e Novara (+2,1%). Sono più giovani rispetto agli italiani, mediamente di quasi quattordici anni, sebbene anche loro registrino un progressivo invecchiamento. Più della metà di questi proviene da un paese europeo, un quarto è originaria di un paese africano. La comunità straniera più numerosa è quella dei rumeni che sono sono quasi il 34% del totale degli immigrati residenti in Piemonte.
Crescono i laureati. Secondo l’istituto di statistica, nell’arco di otto anni cala di oltre un terzo la presenza di analfabeti.
Più numerosa è la forza lavoro, forte di una maggiore presenza di persone in cerca di occupazione. In Piemonte gli occupati rappresentano quasi metà della popolazione, il 48,3% della popolazione contro il 45,6% della media nazionale. Positivo anche il confronto sulla disoccupazione, di tre punti più bassa della media nazionale.
Ancora forte lo squilibrio di genere nel mondo del lavoro. Il tasso di impiego maschile nella regione è al 55,7%, oltre dieci punti più elevato di quello femminile. Dicono lo stesso le cifre sulla disoccupazione che mostrano un tasso pari al 8,9% per gli uomini e al 11,6% per le donne. Squilibrio significativo, seppure lievemente migliore rispetto al dato nazionale che riporta un divario di genere di diciassette punti per il tasso di occupazione e di quattro per il tasso di disoccupazione.