Nel 2020, nel Veneto segnato dalla pandemia, si sono persi 11.500 posti di lavoro dipendente, con un calo delle assunzioni del 24% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge da un primo bilancio, tracciato dall’Osservatorio di Veneto Lavoro, sull’andamento del mercato del lavoro veneto nell’anno appena concluso. Il documento spiega che a determinare il risultato negativo è soprattutto la dinamica del lavoro a termine, che ha risentito maggiormente degli effetti delle varie fasi di lockdown e delle difficoltà legate al mancato o parziale avvio delle attività stagionali. Le misure di tutela dell’occupazione, quali il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione, hanno invece consentito di limitare le perdite in termini di occupazione stabile, ma non permettono di determinare con esattezza l’impatto dell’attuale situazione sanitaria sull’occupazione e generano incertezza su quanto potrà accadere alla scadenza di tali misure.
Le più penalizzate dalla crisi risultano le donne, con un calo delle assunzioni del 27%, e i giovani, -28%”. Il turismo si delinea come il settore più colpito, con un saldo annuale negativo per 14.500 posti di lavoro e un calo delle assunzioni pari al 45%. Segno meno anche per commercio (-1.350), trasporti (-500), attività finanziarie (-400), editoria e cultura (-250), mentre nel manifatturiero a soffrire maggiormente sono i comparti del Made in Italy, in particolare l’occhialeria e il sistema moda, che hanno visto ridursi le assunzioni rispettivamente del 62% e di oltre il 30%. In controtendenza l’edilizia che, spinta anche dal super bonus e dalle altre agevolazioni messe in campo per il rilancio del settore, chiude con un bilancio positivo analogo a quello del 2019 (+3.100). In agricoltura guadagnate 1.700 posizioni lavorative, più di quanto accaduto l’anno precedente.