Nel giugno 2017, Ghassan Salamé è stato nominato nuovo rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia e ha immediatamente sollevato la questione dell’economia predatoria della Libia stessa. In tutto il paese, rapaci signori della guerra sono supportati da violenti gruppi armati non statali che tentano di catturare e controllare le risorse pubbliche.
Durante la guerra civile in Libia
Si è distinta la figura di Khalifa Haftar che, secondo diffuse voci in ambienti locali, opera come un moderno signore della guerra, usa il suo potere per compiere numerose imprese criminali.
La rete di Haftar, infatti, per finanziare le attività dell’esercito Nazionale Libico (LNA) ha messo in atto una serie di traffici illeciti da cui si generano ingenti flussi finanziari.
L’LNA, a detta di osservatori internazionali di varie potenze estere, è strettamente coinvolta nella tratta di esseri umani che attraversano la Libia, sebbene il coinvolgimento di Haftar in tale traffico riguardi più la politica che l’economia.
Se Haftar e l’LNA continueranno ad esercitare la loro perversa supremazia non ci sarà futuro per la Libia né tantomeno si potrà progettare una vera riforma politica costruita su attività criminali e repressione della libertà.
Approfittando della sanguinosa situazione di stallo creatasi con la guerra civile in Libia, Khalifa Haftar cerca di consolidare il suo potere attraverso vari traffici. Le milizie di Haftar costituite come Esercito Nazionale Libico operano nella parte orientale del Paese combattendo in particolar modo a Tripoli e dintorni.
La persistenza di tale conflitto aggrava la situazione in quanto la durata richiede sempre maggiori risorse per continuare a combattere. Questa situazione conflittuale ha determinato un crescente flusso migratorio i cui effetti si ripercuotono soprattutto in Italia. Haftar, d’altronde, ha ricevuto supporto da Russia, Francia, Egitto, Arabia Saudita ed Emira Arabi Uniti, mentre il Governo di Accordo Nazionale (GNA) riceve sostegno esterno anche dalla Turchia. L’intervento esterno di queste nazioni non ha fatto altro che prolungare la situazione di stallo.
Come emerge da un recente rapporto delle Nazioni Unite sul crimine organizzato transnazionale, la rete di Haftar per finanziare questa lotta compie una serie di azioni criminose tra cui il contrabbando di petrolio e prodotti petroliferi raffinati, esportazione di rottami riciclati ed infine traffico di droga, ma anche forme di racket, estorsioni, appropriazione in debita di fondi pubblici e corruzione.
L’esenzione fiscale ed i monopoli sulle imprese di esportazione hanno pesantemente interferito sul funzionamento del settore privato nella Libia orientale.
Da fonti di agenzie di stampa estera, sotto il dominio di Haftar, LNA è stato in grado di “spremere” il sistema bancario locale facendo affidamento anche su Dinari stampati in Russia.
Sempre da tali fonti si evince che LNA collabora con una serie di reti di contrabbando, offrendo supporto militare e politico in cambio di influenza nei collegi elettorali. In collaborazione con la milizia di Subul al-Salam i comandanti militari dell’LNA favoriscono il commercio di droga in tutta la regione di al-Kufra.
La questione merita un intervento urgente. A meno che la comunità internazionale non faccia di più per porre fine al conflitto in Libia, questa nazione ricca di petrolio nel Mediterraneo si dedicherà ulteriormente alla criminalità e al fallimento dello stato. Senza una chiara fine in vista, lo scenario più probabile è il continuo combattimento e una lotta per il controllo tra le innumerevoli milizie del paese che hanno già diviso la Libia in feudi personali. Il perdurare di tale situazione avrà forti ripercussioni sullo scenario europeo e in particolare italiano soprattutto per quanto riguarda il fenomeno dell’immigrazione dalla Libia.